Cecilia Sanchietti – Crescere suonando!

Written by Carlo Cammarelli. Posted in Drumset Mag - Edizioni Mensili, Drumset Mag n. 58 - Giugno 2017, Musicians

Cecilia Sanchietti - Crescere suonando!La batterista romana, tra le finaliste lo scorso marzo del contest internazionale  Hit Like a Girl (e vincitrice di una delle ‘tappe’ settimanali del concorso), è leader di alcuni progetti a suo nome, oltre a collaborare con importanti artisti jazz e non solo del panorama nazionale.

Nel video collegato la possiamo apprezzare alla testa del suo ultimo progetto. La terza via (The Third Side Of The Coin), con il pianista Pierpaolo Principato e il bassista Alessandro Gwiss. Il brano eseguito, una composizione della stessa Sanchietti, è “Swee & Bitter” (Leggi Tutto >>)

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Ecco qualche altra domanda per la batterista e compositrice romana, oltre a quelle che potete trovare su Drumset Mag di giugno 2007.

Per quanto riguarda l’approccio al live, come ti prepari per una serata e quale potrebbe essere secondo te il giusto approccio per una performance?

Inutile dire che studio prima di ogni live ripetendo il repertorio. A parte questo, dipende dagli stili. In ambito pop, cantautorale o simili lavoro molto sul timing, la stabilità e la memoria. Quando invece preparo un concerto jazz lavoro sulla memorizzazione dei temi e le possibilità di interazione con essi, i vari approcci all’improvvisazione, il suono e tutto ciò che si può creare sul set. I giorni precedenti tuttavia cerco di non esprimere tutto quello che mi trasmettono i brani, ma ripassando le parti principali lascio poi il resto al live. Credo che quello che si riesce a dire tramite il jazz abbia bisogno di momenti di studio, ma anche di silenzio per permettere la rigenerazione di idee, stimoli, ‘nuova voglia di dire qualcosa’ una volta saliti sul palco. Il giusto approccio alla performance? Bisogna arrivare sempre pronti! Sembra una banalità, ma non lo è. Pronti anche agli errori e a saperli risolvere e sicuri di sè per avere maggiore serenità e rilassatezza nel lasciarsi andare.

Quali sono secondo te le caratteristiche fondamentali che dovrebbe avere un batterista davvero bravo?

Un batterista bravo non dev’essere per forza virtuoso, anche se non guasta, ma soprattutto musicale. Deve trasmettere qualcosa, creare empatia e questo a prescindere dal genere musicale, suonare con gli altri e utilizzare il set in modo coerente rispetto al progetto. Deve creare un suo suono e trovare il modo di integrarlo con il resto della band. Deve avere la capacità di adattarsi a situazioni diverse, pur mantenendo la propria personalità. Non è importante quanto e come sia composto il suo set, ma cosa ci crea. Io di norma preferisco batteristi con un set minimali, che seppure con pochi elementi sanno giocarsi groove  e musicalità.

Quali sono, invece, i batteristi o anche gli artisti che hai amato di più e che hanno contribuito alla tua crescita artistica? C’è un nome in particolare che ricordi?

A me piacciono i i batteristi versatili o che hanno puntato molto sul suono: batteristi-musicisti. Ho passato la mia adolescenza e giovinezza ad adorare Stewart Copeland e in generale Sting, che per me è stato un artista di riferimento. Quando tutti i miei amici sentivano dance, house, pop io mi ritrovavo a sognare su “Seven Days” o “Message In A Bottle”! Mi piace molto JoJo Majer, la sua tecnica e musicalità, il suo modo di suonare essenziale, ritmico e mai invadente. Nel jazz adoro Jeff Ballard, Jon Christensen e la sua eleganza su tutto il set. Ovviamente i miei riferimenti sono stati i principali artisti jazz, i miei preferiti: Philly Jo Jones e Max Roach. Mi piace molto ascoltare i pianisti, Bill Evans, Oscar Peterson, Keith Jarrett, Brad Mehldau, Carla Bley. Adoro il sax di Garbarek e Jim Pepper.

L’articolo completo è gratis a pagina 42 di Drumset Mag n. 58 di Giugno 2017

 

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