KARL POTTER IL GIGANTE BUONO

Written by Antonio Gentile. Posted in Musicians, News & Events

karl potterIl 9 gennaio 2013 Karl Potter ha lasciato questo mondo. Era nato il 16 luglio del 1950 a Teaneck nel New Jersey ed era arrivato in Italia nei primi anni ’70 imponendosi subito sulla scena musicale nazionale. Un percussionista fenomenale, dalla grande personalità e presenza scenica. Nella sua nativa America aveva suonato con gruppi mitici come i Doobie Brothers, Herbie Hancock, Alphonso Johnson, Charles Mingus, Dizzy Gillespie, Gato Barbieri. In Italia ha messo le sue percussioni al servizio di Pino Daniele, Tony Esposito, Banco, Antonello Venditti, Lucio Dalla, Lucio Battisti, Pfm, Renato Zero. Appena poco dopo il suo arrivo si inserì immediatamente nella scena musicale partenopea in quegli anni estremamente feconda. Il suo apporto fu fondamentale nel dare credibilità e sostanza a quello che fu definito il neapolitan power. In quegli anni era uno dei pochi percussionisti professionisti attivi in Italia. Il suo drumming potente, il suo suono dirompente, la sua personalità e la sua fisicità ne fecero un personaggio di grande popolarità. Inevitabilmente ispirò e influenzò centinaia di musicisti e tenne a battesimo un grandissimo numero di allievi, molti dei quali destinati ad una carriera artistica di livello internazionale. Il suo linguaggio musicale era quello del jazz e del funk ma era guidato da un amore viscerale per le radici africane della musica. Suoi strumenti principali le congas ed il djembè. La sua fisicità prorompente gli permetteva di avere un suono esplosivo ed una timbrica ineguagliabile. Un altro suo tratto distintivo era il suo sorriso. Tutti quelli che lo hanno conosciuto o semplicemente visto sul palco non possono dimenticarlo. Ogni volta che suonava, sia sul palco che in una jam session improvvisata, trasformava tutto in una festa. Se non aveva tamburi a disposizione era solito esibirsi suonando una sedia ed il risultato era esattamente lo stesso.Il suo primo album solista risale al 1998, il live “Jean’s highlife”registrato dal vivo con il suo gruppo Potter Percussion. Negli ultimi anni aveva iniziato una lunga battaglia contro il diabete e proprio le complicanze di questa malattia lo hanno portato via. Io stesso sono stato un suo allievo e ancora oggi serbo per lui una infinita gratitudine per l’amore che mi ha trasmesso: l’amore per i tamburi, per il ritmo, per una musica che parla al cuore e che non smette mai di pulsare. L’amore per la madre Africa con la quale siamo tutti legati, l’amore per un’arte che può solo essere condivisa, che unisce le persone e le fa stare bene insieme. Il mio personale ricordo di lui è quello di un gigante, dal fisico imponente ma capace di vivere e suonare con una grande leggerezza e con un grande contagioso sorriso.

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