Lo scorso 27 luglio il tour 5×5 dei Simple Minds ha fatto tappa a Roma, nello spazio adibito all’interno dell’area che ospita l’ippodromo delle capannelle e il palco del festival Rock In Roma Postepay. Quest’anno il festival ha fatto davvero un notevole salto di qualità, con un palco e un’impianto audio di livello notevole, che permette di vedere e sentire al meglio ogni concerto. Non ha fatto eccezione il concerto della band scozzese, che con il tour denominato 5×5 ha lanciato a partire dalla fine del 2011 un progetto che si ripropone di far rivivere dal vivo le emozioni dei primi cinque album eseguiti per intero. Nel corso del tour estivo il concerto può prendere tre strade diverse con il conseguente cambio di scaletta: 5X5 Festival Set, 5×5 Full Set, o 5×5 + Hits.
I Simple Minds hanno usato proprio quest’ultima configurazione per il concerto di Roma. La band è apparsa in grandissima forma dando inizio al concerto in leggero anticipo (21.42), seguendo una scaletta che includeva un mix di brani tratti dai loro primi cinque album, e una selezione delle loro più grandi hit mondiali. Il muro di suono e la compattezza della band è venuta fuori in maniera prepotente, grazie soprattutto alla chitarra di Charlie Burchill e alla potente ed essenziale spinta di Mel Gaynor con i suoi storici fill e groove, divenuti ormai parte integrante dei brani più famosi (uno su tutti: Don’t You) della band scozzese. Jim Kerr ha offerto la sua carismatica presenza al centro del palco e ha guidato la band attraverso tutto il concerto. L’esplosione arriva fortissima quando inizia Waterfront, brano storico che inizia con quell’inconfondibile riff di basso seguito da un’incredibile fill di batteria mimato da tutto il pubblico presente. Ottimo anche il supporto dei bravissimi Andy Gillespie (tastiere) e Ged Grimes (basso) che pur essendo gli elementi nuovi e i più giovani della band, si sono integrati perfettamente. Il pubblico ha risposto entusiasticamente alle esecuzioni di brani storici come Don’t You (Forget About Me), New Gold Dream (81-82-83-84), Sanctify Yourself e Alive And Kicking, solo per fare qualche citazione. Un bellissimo concerto che ci ha riportato indietro negli anni ottanta e che ha dato ulteriore lustro a un festival finalmente degno di una città come Roma.
Rock in Roma-The Base
Foto di Sergio Gualtieri
Foto di Sergio Gualtieri