Amedeo Ariano – Open handed, open minded

Written by Alfredo Romeo. Posted in Drumset Mag - Edizioni Mensili, Drumset Mag n. 48 - Luglio-Agosto 2016, Musicians

Amedeo Ariano - Open handed, open mindedIn procinto di partire per una serie di concerti con Ronnie Cuber e Toninho Horta, il batterista salernitano ci ha raccontato sul n. 48 di Drumset Mag (Luglio/Agosto 2016) qualcosa del suo passato e del suo presente. La sua impostazione open handed, così particolare quando ha iniziato a suonare, è ormai condivisa da moltissimi batteristi. Ma è soprattutto grazie alla sua apertura mentale che ha potuto avere una carriera tra le più ricche del panorama nazionale. Nel video collegato a questo articolo Amedeo Ariano suona con Gegè Telesforo e il suo So Cool 5tet @ Moody jazz cafè di Foggia. Era il 6 gennaio 2011 e nella band c’erano anche Max Ionata al sax, Alfonso Deidda al piano e Dario Deidda al basso elettrico (Leggi Tutto >>)

Video

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Vuoi raccontaci qualcuna delle tue esperienze a fine anni Ottanta a Umbria Jazz?

Lì ho sentito dei ragazzi pazzeschi, che facevano davvero paura; c’era un austriaco che suonava sulle basi senza batteria dell’Elecktric Band di Chick Corea: credimi, mi sono chiesto, ma io che ci sono venuto a fare qua? La sera poi si andava da Angelino a fare le jam session, dalle due di notte alle otto del mattino, e c’erano Kenwood Dennard, Roy Hargrove, Bill Pierce, Charles Moffett, Scott Henderson, Cyrys Chesnut… Insomma, dopo poche battute che ‘sto austriaco stava suonando Moffett, il contrabbassista, ferma tutti e lo fa andar via. A me fortunatamente non è successo. A un certo punto sono entrati Wynton Marsalis e Adam Nussbaum e ho lasciato a quest’ultimo le bacchette. Dopo due o tre pezzi da paura Nussbaum mi dice di rimettermi a suonare: tutta la notte ci siamo alternati noi due. Eravamo entrati da Angelino che era buio e siamo usciti che era giorno… E fuori dal locale ancora Wynton e Flavio Boltro suonavano per strada tra di loro…

Insomma, meglio non farsi ingannare dalle apparenze…

Esatto. Una volta, ero ragazzino di 16 o 17 anni, sono andato a sentire allo stadio di Salerno James Senese con Napoli Centrale e alla batteria c’era Alberto D’Anna: un mostro! Volevo smettere di suonare. Poi però, tornato a casa, ho pensato: “ma perché devo smettere di suonare? Magari non mi esibirò negli stadi, ma posso fare le mie cose”. Ma la prima reazione fu quella. Poi ascoltai lo stesso gruppo con Agostino Marangolo, altro batterista formidabile, ma non mi fece lo stesso effetto…

A Perugia poi ci sei tornato per Umbria Jazz?

Tutti gli anni dall’88! E tutte le sere andavo da Angelino, e lì ho avuto modo di mettermi a confronto: veniva Wynton (Marsalis)? Suoniamo. Una sera c’era Dario Deidda che non voleva suonare con Scott Henderson, era intimorito. Allora gli ho aperto la custodia del basso, ho preso il jack, l’ho collegato all’ampli e gli ho detto: “Dario, hai a suna’”. E quella sera se ne carette il locale, perché anche Dario è un  mostro. Chiunque venisse nel locale io suonavo. Mi mettevo in gioco, non me ne fregava niente di chie era o non era, io suonavo…

L’articolo completo è gratis a pagina 40 di Drumset Mag n. 48 di Luglio/Agosto 2016

 

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