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Pillole Vintage – Tamburi Storti

Written by Luca Luciano. Posted in Tools, Vintage

Antesignani degli odierni tentativi di costruire tamburi per batteria non circolari (la storia ci dirà…), e messe anche da parte le casse ovali ed ellittiche tedesche, merita senz’altro un cenno il KidneyDrum pensato da Karlheinze Stockhausen per la sua composizione Momente, utilizzato soprattutto per l’effetto glissando. Lo strumento è presente ancora oggi, perfezionato, nel catalogo del costruttore a cui il compositore si era rivolto nel 1965, la ditta Kolberg. Si trattava di un tom a terra con apposita pelle animale che permetteva i glissando continui della composizione. Come idea non era lontano il tamburo Warp II (abbiamo la possibilità di vederlo in una sfocata e rara immagine, forse l’unica) proposto nel 1978 come un unico corpo che dall’alto al basso, messo sopra la cassa, poteva proporre un’infinita gamma di tonalità attraverso una sola membrana. Una vera e propria scultura sonora che poteva essere ordinata anche in altre forme.

  

Pillole Vintage – Il Tamburo Più Strano

Written by Luca Luciano. Posted in Tools, Vintage

… o comunque uno dei più strani era il Migirian Bass Drum. Creatura di George Migirian di Detroit, USA. Apparve su Modern Drummer nei primi ’80. Si trattava di una pelle ovale inserita in telaio a scatola rettangolare. Il telaio all’inizio aveva un pannello inclinabile con una leva laterale che interagiva con un’apertura sulla parte superiore. Successivamente fu deciso di lasciare solamente i deflettori di suono posti sul lato opposto della pelle battente, anche a favore dell’irrobustimento della struttura per poter inserire uno stand per tom. Effettivamente l’invenzione non ha avuto successo. Non sappiamo che suono avesse, ma di sicuro era ingombrante, per i più poco affascinante (magari lo era per chi aveva a passione quegli ibridi turbo-ampli-batteria alla Alex Van Halen). Forse in piena guerra fredda il look Soviet della cassa Migirian non era un punto a favore negli USA.

Pillole Vintage di carta dall’EST: Bicí Nástroje

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Nel pieno della guerra fredda, i libri ‘bibbia’ della percussione di quegli anni come Percussion Instruments and Their History di James Blades, Percussion di James Holland, ma anche il nostro Guida agli strumenti a percussione di Andrea Centazzo (Ed. Il formichiere, 1979), avevano almeno un corrispettivo nell’allora Cecoslovacchia.

Si tratta di Bicí Nástroje di Miroslav Kotek del 1983. La traduzione dal ceco all’inglese è percussion tools.

Copertina rigida, odore pregnante di fumo (soluzione d’ispirazione sovietica sul materiale cartaceo o eredità degli interrogatori?), caratteri impossibili da intuire fanno da sfondo a un libro che sembra, anche solo per intuizione, degno dei propri avi occidentali per dimensioni e dettaglio di informazioni (sfogliando i capitoli si può comunque comprendere la completezza organologica del testo).

Il corpo centrale del volume è dedicato a una ricca raccolta fotografica, dove scorrono storia e angoli geografici della percussione, l’interesse per il mondo USA e quello colto e sperimentale europeo.
Nella speranza di una traduzione.

Pillole Vintage – Thomson Frigeco

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Fra i vari set in metallo e leghe, la Ludwig stainless steel, esperimenti Premier e Sonor, modelli autoctoni, e customizzazioni particolari (vedi il set di Carl Palmer o quello di Okay Temiz), incuriosisce la batteria Thomson Frigeco, metallico robot uscito dalla serie del Doctor Who, vista la somiglianza con i malefici Dalek dell’omonima serie televisiva.

Dovrebbe essere un tentativo, o uno ‘sfizio levato’, di qualcuno all’interno della ditta francese che fabbricava refrigeratori e carrozzerie per auto (come per esempio la Citroen).

Il set, dalle misure incerte, le cui immagini sono apparse misteriosamente su alcuni forum specializzati, sembra venire dalla seconda metà degli anni ’70, è equipaggiato con meccaniche della Tacton (provenienti dall’allora Germania dell’Est), e costruito in lega leggera e di facile ossidazione.

Per gli appassionati del mistero c’è da sperare che se ne possa presto sapere di più.

Pillole Vintage – Idiofoni dal passato: il tubofono della UFIP

Written by Luca Luciano. Posted in Tools, Vintage

Oggi la parola tubofono rimanda a strumenti musicali di diverso ingegno e timbro nati alla fine dell’Ottocento, oltre che a varie sperimentazioni artistiche. Negli anni ’70 dello scorso secolo, la disponibilità alla ricerca della famiglia Tronci dell’UFIP, con l’atteggiamento esploratore del batterista-compositore Andrea Centazzo, portò – oltre alla realizzazione della linea di idiofoni metallici ICTUS 75 –  anche alla creazione del sopra detto Tubofono. Si tratta di un profilato prodotto in ottone crudo o bronzo industriale, ancora oggi disponibile in diverse misure e con spessore variabile (0,6 o 0,8 cm.). L’idiofono può essere suonato appoggiato su un sostegno, una superficie amorfa, oppure tenuto in mano regolando la pressione sul corpo dello strumento. Utilizzato anche nelle esecuzioni di alcune composizioni di Iannis Xenakis, viene descritto da Centazzo nel libro da cui è tratta la foto – Guida agli strumenti a percussione, storia e uso (Ed. Il formichiere, 1979) –  come una piastra rettangolare piegata a parallelepipedo con un bordo aperto. Cambiando battenti e tecnica esecutiva la gamma di suoni può variare dal clangore di un china ai piccoli gong cinesi.

Foto tratta da “Guida agli strumenti a percussione” – Andrea-Centazzo – Ed. Il Formichiere

Pillole Vintage 3 – Aggiungi Un Tono

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Ci piacerebbe avere sotto mano un aggeggio del genere, e forse qualcuno di voi potrebbe provare a costruirlo e farci sapere come funziona. Il prodotto si chiama Add-a-Tone e risale ai primi anni ’80: un pezzo semicircolare in materiale acrilico bianco che si agganciava alle viti che assicuravano i blocchetti, in leggero contatto con la pelle battente, creando una seconda camera sonora all’interno del fusto, quindi, secondo il costruttore, un secondo suono quando la membrana veniva percossa in quella zona senza modificare quello originale. Fu testato e approvato da Joe Morello, ma il prodotto non ebbe successo.

Pillole Vintage 2 – La Cina è vicina

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Se diamo uno sguardo alla batteria, strumento non solo nuovo, ma che abbraccia Europa, Africa, America e Oriente (lo strumento più interculturale che c’è), oltre alla doppia nazionalità dei piatti (Turchia e Cina), sappiamo ormai che i tom sono i discendenti dei tamburi cinesi, o presunti tali, montati sulle prime batterie. Ma è singolare sapere che esistono tamburi cinesi tradizionali che assomigliano ancora di più ai nostri tom per la possibilità di accordare le pelli superiori e quelle inferiori, quando presenti: i Paigu (pronuncia pái gǔ), in set di tre, cinque, sei o sette, sono tamburi tradizionali di legno con pelle animale e sono utilizzati per intrecci melodici e ritmici. Oggi si trovano anche su stand moderni.

Pillole Vintage 1 – Premier Resonator

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Cosa è successo da 15 anni a questa parte nel mondo del vintage? Negli anni ’80 si cercava di comprare l’ultimo modello di batteria della marca preferita, anche la linea scelta sarebbe rimasta in vita per molto tempo. Nei ’90, forse anche perché ‘annoiati’ dalla continua uscita di novità, ci si è incuriositi verso la storia dei set che una volta venivano acquistati di seconda mano per risparmiare. Le storie si sono ricostruite, i collezionisti sono cresciuti, i prezzi si sono gonfiati e l’attitudine a farsi la guerra sulle competenze si è annidata in questo campo di interesse. Ci sarebbe molto da dire su questo punto. Ma ancora più da dire c’è su tutto quello che non è stato ancora scritto, forse perché non scoperto oppure perché si tratta ancora di storie incerte o brevi. Il vintage forse è un’area che considera storie e microstorie, uomini, business, cicli economici, contaminazioni culturali, tentativi, e naturalmente nomi e caratteristiche di tamburi e piatti. Con questa rubrica cercheremo di aprire piccole finestre su tamburi minori, invenzioni brevi, echi di altre culture, raccontare storie di tamburi famosi o singolari, qualche riflessione sulle origini e lanciare un sasso nello stagno.

Le Premier Resonator

Negli ’80 Mel Gaynor dei migliori Simple Minds suonava una elegante Premier Resonator, set con tamburi aventi un’intercapedine interna, grazie all’esistenza di un foglio di legno rimuovibile, praticamente un fusto più sottile. Ma le origini risalgono a un progetto di Alan Gilby. Alan progettò le batterie Resonator, dopo aver provato a mettere un fusto dentro un rullante Ludwig, nell’occasione del passaggio dell’amico batterista Kenny Clare dalla Ludwig alla Premier nei primi ’70. Le Resonator furono poi proposte con una piccola fascia centrale sui fusti, in versione Black Shadow, e successivamente in diverse finiture. Le viti dei blocchetti non si vedevano perché coperte dal fusto interno. La Premier ebbe l’esclusiva per qualche anno per produrre questi tamburi, fin quando Richmo e Clare non iniziarono a produrre la loro linea di tamburi sotto il nome Richmo.

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