Bruno Biriaco

Written by Luca Luciano. Posted in Musicians, Paper2Media

Bruno-Biriaco-tmbIntervistato sul numero di giugno 2013 di Drumset Mag, il batterista e compositore romano, già colonna del Perigeo, leader dei saxes Machine e successivamente a capo di numerose grandi orchestre impegnate in radio e televisione (e oggi a capo della Galaxy Big Band), ci parla in questo articolo delle sue influenze e dei batteristi italiani di oggi che maggiormente ammira. (Leggi tutto>>)

Quali grandi della batteria ti hanno influenzato o ammiri di più?
Beh il primo, senza ombra di dubbio, è stato Tony Williams, un vero caposcuola, un innovatore. Quando sentii l’album Miles in Europe, registrato ad Antibes (Francia) nel 1963, mi resi subito conto che era nata una nuova stella alla batteria. Completamente diverso dal drumming serrato di Elvin Jones, prevalentemente ternario, Tony suonava con dei colori e uno stile personalissimo, non espresso solamente dall’uso regolare e costante del piatto che scandiva il tempo swing quasi a ottavi: il piatto stesso veniva a essere parte integrante dei tamburi nella esecuzione di fill molto raffinati e complessi. Un altro che mi piace moltissimo è Jack DeJohnette, grandissimo musicista e anche pianista, che ritengo un po’ il suo erede. Prima di questi, però, ci sono stati i batteristi che mi hanno insegnato il fraseggio allo strumento, che sta poi alla base di tutto nel jazz e che hanno contribuito a elevare la batteria a vero strumento musicale: Kenny Clarke e Philly Joe Jones, due veri Maestri! Quando si parla di batteria, non si può sottovalutare chi comunque ha contribuito a evolverne la tecnica. Comincerei da Joe Morello, storico batterista di Dave Brubeck; lo sentii a Roma negli anni ’70, formidabile! Un altro batterista, forse il più grande di tutti, che mi è sempre piaciuto è stato Buddy Rich. Nel 1978, partecipai con i Saxes Machine ad Umbria Jazz a Città di Castello; nella serata ci esibimmo assieme alla Buddy Rich Big Band: mi ricordo che Buddy venne a complimentarsi per come avevamo suonato e mi dette un suo biglietto da visita con l’invito di andare a trovarlo se fossi andato a New York. E come non parlare di Billy Cobham, un altro grande che ha non poco influenzato la musica degli anni ’70. Forse non propriamente un musicista di jazz, ma sicuramente uno che ha detto tanto riguardo allo sviluppo della tecnica sulla batteria. Mi lascio per ultimo Elvin Jones, un batterista che ho scoperto tardivamente, ma che oggi fa parte del mio stile e del mio modo di suonare. Uno stile inconfondibile, una vera macchina ritmica che ha influenzato – e continua a farlo – generazioni di batteristi.
Conosci qualche batterista delle nuove generazioni?
Ci sono oggi tantissimi batteristi che hanno una grande preparazione, ma non sufficiente a farli considerare veri capiscuola dello strumento. Vorrei invece citare alcuni batteristi italiani che si sono saputi imporre sulla scena internazionale in maniera più che pregevole: Roberto Gatto, Ettore Fioravanti, Massimo Manzi, Pietro Jodice. Con la loro presenza e il loro impegno dimostrano e rappresentano il raggiungimento di un indiscutibile e meritato livello di qualità, riconosciutoci anche all’estero.

L’articolo completo su Drumset Mag n. 14, giugno 2013, pagg. 44-47

Il video linkato ritrae Bruno Biriaco con il Perigeo nel 1973; il brano è “Abbiamo tutti un blues da piangere”.

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