Face to Face – Francisco Mela
Sul n. 29 di Drumset Mag, in edicola a Novembre 2014, abbiamo intervistato il talentuoso batterista cubano da anni residente a New York, incontrato lo scorso 17 aprile a Modena in occasione del concerto del Crash Trio (con i cileni Melissa Aldana al sax tenore e Pablo Menares al contrabbasso) nell’ambito della rassegna Crossroads. (Leggi tutto>>)
Il video collegato è stato registrato proprio in quell’occasione: tutti gli occhi erano rivolti al sax della sorprendente Melissa, abilissima nel passare con sicurezza e velocità tra diversi registri e di dominare benissimo i cambi di tempo. E in questo senso viene chiamato in causa il motore del Crash Trio, Francisco Mela, oracolo e punto di riferimento per i due musicisti cileni, ipnotizzati quando il batterista cubano intona canti sincretici e toques della Santeria, inatteso intreccio tra magia nera cubana e jazz.
Di seguito vi proponiamo parte dell’intervista che, per motivi di spazio, non ha trovato posto sulla rivista.
Parlaci un po’ di Emiliano Salvador e degli altri artisti del gruppo?
Purtroppo ho potuto conoscerlo poco, ma in quei tre mesi mi resi conto che era una persona introversa, parlava poco e appena terminava la prova se ne andava. Lui amava ascoltare John Coltrane e McCoy Tyner, che era il suo pianista preferito. Un fatto curioso a cui penso ogni tanto è che io sono stato l’ultimo batterista di Emiliano e finora sono anche l’ultimo batterista, di McCoy. Con Emiliano mi sentivo in paradiso, perché vivere all’Avana e suonare con un musicista di quel livello era quasi un sogno se penso che fino a pochi anni prima non sapevo nulla di musica. Gli altri componenti del gruppo erano il bassista Carlitos Del Puerto jr. (figlio di Carlos, primo bassista degli Irakere) e Miguelito alle percussioni: non ne ricordo il cognome, ma so che morì presto.
Tra i tuoi allievi della Berklee, chi ha fatto strada?
Il primo che mi viene in mente è Thomas Pridgen, un batterista molto bravo e famoso ora.
Faccio un passo indietro: parlavi inglese?
Hai ragione, è un aspetto che spesso si trascura ma invece è essenziale. A Cancún avevo fatto un corso di inglese, ma niente di speciale e allora fu durissimo l’inizio in terra nordamericana.
So che sei amico di Horacio Hernandez…
Siamo come fratelli con El Negro, pensa che l’ho visto pochi giorni fa a New York al concerto di Zucchero, La Sesion Cubana. Mi aveva invitato e sono andato con mia moglie.
Approfitto per chiederti cosa pensi del progetto Sesion Cubana e soprattutto dello ‘spreco’ di valenti batteristi e percussionisti presenti nella formazione: neppure un momento per mettere in mostra lo spirito e l’essenza cubana. Esagero?
Effettivamente anche a me è sembrato strano vedere due batteristi quando El Negro (ma anche Adriano Molinari) potrebbe suonare tutto da solo. Non voglio entrare nel merito del progetto perché è un mondo che non conosco. Però… è una cosa buona perché offre lavoro a musicisti cubani. E sono schietto: se Zucchero mi chiamasse a suonare anch’io ci andrei, ma solo per i soldi.
D’accordo, il denaro oramai è l’unico metro di misura del nostro vivere, ma credo ci sia un limite a tutto, o no? Una star che accetta offerte allettanti per suonare cose un po’ ‘periferiche’ rispetto alla sua visione musicale, non rischia di perdere un po’ di dignità artistica?
Il tuo è un ragionamento serio, è un’opinione rispettabilissima ma io so che la dignità non alimenta. Lo ripeto, accetterei perché in una sola serata con Zucchero guadagnerei più di quello che incasso in una settimana suonando in un hotel a New York. La situazione attuale è talmente difficile che non possiamo darci il lusso di scegliere cosa e con chi suonare.
Si sa che uscire da Cuba non era facile, fino a poco tempo fa, anche solo per visite a famigliari. Tu sei riuscito a dare questa bella opportunità ai tuoi cari?
Sì, ho avuto la possibilità di fare andare in Messico sia mio padre che mia madre.
Puoi ritornare a Cuba quando vuoi senza tanti problemi?
Vado tutti gli anni e tra un paio di settimane tornerò nuovamente. Approfitto di un minitour (a metà maggio) in Messico con il Crash Trio e così dopo i concerti proseguo il viaggio per andare all’Avana e poi a Bayamo.
Il possesso del dollaro per i cubani è ammesso già da diversi anni, e comunque sono tanti gli artisti che vanno all’estero e poi rientrano. Da Edesio Alejandro a Bobby Carcassés, da Roberto Fonseca a Harold Lopez Nussa al grandissimo Chucho Valdés…
Sì, è vero, ma alcuni di questi hanno ottenuto un altro tipo di status, ovviamente saranno in contatto con il potere politico e governativo. Io non ho questa connessione, poi oramai i miei figli e la moglie sono nordamericani e vivere a Cuba con i pesos… non so se ci riuscirei. Per non rischiare e dover poi ritornare negli USA, lasciamo le cose come stanno: torno là solo per le vacanze e per vedere i miei. In futuro si vedrà.
In cantiere hai nuovi progetti musicali?
Vorrei incrementare il lavoro con il Crash Trio e incidere un paio di nuovi dischi come leader e con mie composizioni.
Suoni anche il pianoforte?
Non so suonare il piano, ma conosco alcuni fondamentali imparati nelle lezioni di piano alla scuola El Yarey, conosco gli accordi e me la cavo un po’ su come armonizzare un brano.
Quandi componi, parti prima dalla melodia o dal ritmo?
Io scrivo per primo la linea del basso, poi la melodia e infine cerco gli accordi.
Le foto della gallery e il video sono di Gian Franco Grilli
Drumset Mag n. 29, Novembre 2014, pagine 46-49
Tags: crash trio, Crossroads, francisco mela, melissa aldana, pablo menares