Franco Mondini

Written by Luca Luciano. Posted in Musicians, Paper2Media

Franco-MondiniNel numero di febbraio 2013 di Drumset Mag pubblichiamo un’intervista al batterista Franco Mondini, un pioniere della batteria jazz moderna in Italia. Ecco concentrati in poche battute alcuni tra i suoi ricordi musicali e umani più importanti… (Leggi tutto>>)

Le esperienze più belle e significative della tua vita? Musicali e non…

Nunzio (Rotondo), Chet Baker, l’amicizia di Kenny Clarke, di Philly Joe Jones. Con Mal Waldron suonai a lungo. Si era creato un gran feeling tra noi due. Veniva spesso a cenare a casa mia se eravamo a Torino e adorava la cucina di mia madre. Mi ricordo che ogni volta portava un pintone di vino rosso. Mi regalò un paio di LP, il primo con un proprio gruppo e l’altro di Max Roach, Speak, Brother, speak, un disco fantastico. Amavo suonare con Mal e da lui imparai molto sui tempi dispari. Eravamo molto uniti e quando poteva mi faceva suonare con sé. Anni dopo, il bassista Marcello Melis, anche lui ormai comparso, mi disse che Mal mi faceva una gran pubblicità in tutta Italia. Durante un viaggio in auto, per arrivare puntuali al concerto, avevo spinto al massimo la mia piccola auto mentre percorrevamo le curve delle colline langarole. Avevo la netta impressione che la velocità non gli fosse gradita, ma dovevamo arrivare (non ricordo più il nome della località) e quindi Mal se ne stava zitto zitto, rannicchiato al suo posto. La sera dopo, mi annuncia il suo nuovo brano, “Car Ride with Mondini”, che era un omaggio alla mia abilità di artista, ma anche una sfida al mio braccio, al polso, alle dita per tenergli dietro. Poi con Romano Mussolini e Dino Piana nel 1964 arrivai in Messico. Ricordo che al ritorno mi fermai per qualche giorno a New York e mi comprai da Manny’s uno snare Ludwig. Ritornerò a New York tre anni dopo, ospite di un generoso Enrico Rava. Qui incontrai il sommo Paul Motian che mi diede una bella spinta verso il mio futuro. Gli avevo detto che volevo migliorare la mia tecnica di cui non ero contento. “E poi?” mi disse, quasi ridendomi in faccia. “Che fai? Ti metti a suonare come quel batterista del Saturday Night Show (Ed Saughnessy)”?

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