Pillole vintage… di carta: The Drum Book
Probabilmente il volume The Drum Book di Satis N. Coleman, ed. The John Day Company, rappresenta un testo paragonabile al medioevo della letteratura percussiva: anno 1931. Anche se privo di una classificazione organologica e di una precisa etnologia, presenta comunque spunti molto interessanti. Singolare il racconto che in alcune tribù africane il ritmo dei tamburi è così spinto da far arrivare gli indigeni a perdere i sensi o diventare “più selvaggi”. (Leggi tutto>>)
Racconto che per i suoi toni costituisce testimonianza di una distanza culturale molto sentita. Oppure la curiosità fra gli strumenti egiziani per il tamburo “dallo strano nome dara-boukeh” (una informazione che oggi è ben nota). Approssimativa la nomenclatura dei tamburi africani e indiani, molto più precisa per gli indiani d’America e il Giappone. Tantissime le leggende che accompagnano la nascita dei tamburi. Poco per cassa, rullante e timpani; di batteria neanche l’ombra (sebbene fosse nata da circa vent’anni). Il testo aveva probabilmente un indirizzo scolastico, viste le indicazioni sulla lettura ritmica per tamburi, e le tantissime indicazioni sulla costruzione di membranofoni, su come scegliere, montare e tendere le pelli. Il lavoro è comunque affascinante per la sua stesura, ricchezza di foto e illustrazioni, e nonostante alcune riflessioni (legittime per l’epoca), costituiva già allora un ponte per conoscere terre lontane.
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