Come suonare “Mustasì”
Quinto e ultimo video originale girato appositamente per Drumset Mag e dedicato, come i precedenti, a un brano di Elio E Le Storie Tese: “Mustasì”, tratto da Craccracriccrecr del 1999 (Leggi Tutto >>)
Quinto e ultimo video originale girato appositamente per Drumset Mag e dedicato, come i precedenti, a un brano di Elio E Le Storie Tese: “Mustasì”, tratto da Craccracriccrecr del 1999 (Leggi Tutto >>)
Il quarto dei cinque video originali girati appositamente per Drumset Mag e dedicati ad altrettanti brani degli Elio E Le Storie Tese, è dedicato a “Lo Stato A, Lo Stato B”, tratto da Eat The The Phikis del 1996 (Leggi Tutto >>)
Il terzo dei cinque video originali dedicati ad altrettanti brani degli Elio E Le Storie Tese, girati appositamente per Drumset Mag, riguarda “Il Vitello Dai Piedi di Balsa”, tratto da Italyan, Rum Casusu Cikti, del 1992 (Leggi Tutto >>)
Secondo dei cinque video originali, girati appositamente per Drumset Mag,dedicato a un brano degli Elio E Le Storie Tese. Stavolta parliamo di “El Pube”, tratto da Eat The The Phikis, 1996 (Leggi Tutto >>)
Ad accompagnare l’intervista-fiume con Il batterista Pepe ci sono ben cinque video originali, girati appositamente per Drumset Mag. Ciascuno di essi è dedicato a un brano degli Elio E Le Storie Tese, il cui groove è qui spiegato e analizzato. Il primo dei cinque video si riferisce “Cameroon” (tratto da Figgatta De Blanc, 2016) (Leggi Tutto >>)
Intervista a un batterista il cui approccio può apparire elementare, ma che si è dimostrato estremamente efficace nell’accompagnare tanti grandi artisti, da Mina a Elio, da Morgan a Giuliano Palma, da Eugenio Finardi ai Jestofunk del video collegato. (Leggi tutto >>)
Riparte il nuovo ciclo di lezioni con la docenza e la programmazione di Christian Meyer: un’esclusiva opportunità di studio mirato e continuativo. Prima lezione: 18/19 aprile. Classi con un massimo di otto allievi, master a numero chiuso e iscrizione obbligatoria. Scopri le novità della nuova programmazione: tre indirizzi di studio (· jazz-latin-ethno; · pop-rock-funk-fusion; · performing) e tre diversi livelli (· principiante; · intermedio; · avanzato). (Leggi tutto>>)
Un classico da big band per Christian Meyer. Il batterista di Elio si esibisce in un cavallo di battaglia di Buddy Rich, “Big swing face” nella versione arrangiata da Bill Pots. Un arrangiamento che segna un punto di confine: fino a quel momento i batteristi nelle big band si limitavano a tenere il tempo e a fare qualche solo. (Leggi tutto>>)
Il centro di formazione spettacolo Tedamis organizza un nuovo ciclo di lezioni con la docenza e la programmazione di Christian Meyer, un’esclusiva opportunità di studio mirato e continuativo. Le classi prevedono un massimo di otto allievi, l’iscrizione è obbligatoria, e la masterclass è a numero chiuso. (Leggi tutto>>)
Si preannuncia un’estate molto intensa per Roberto Gualdi, il noto batterista ligure sarà infatti impegnato nel tour estivo di Ron, e farà anche parte dello spettacolo “Da Quando A Ora” di Giorgio Faletti, che porta in scena il libro/CD omonimo. Continua sempre e comunque la collaborazione di Gualdi con la PFM; il 10 Settembre è infatti prevista l’uscita dell’album “PFM In Classic”. (Leggi tutto>>)
Un video esclusivo per presentare ai lettori di Drumset Mag il suo rullante signature. Per la prima volta nella sua storia, infatti, il colosso giapponese Yamaha dedica un rullante signature a un batterista italiano, Christian Meyer, un musicista che non ha mai confinato il suo stile in un unico genere e che sentiva il bisogno di un rullante in grado di riflettere la sua multiforme personalità e una versatilità fuori dal comune.
All’idea della versatilità si è accompagnato un occhio al vintage: ne è scaturito un fusto da 14” x 6” in acero a quattro strati, con l’aggiunta di due cerchi di rinforzo da sei strati, sempre in acero. Grande contrasto a livello estetico è dato dai blocchetti (molto belli) in stile tube-lugs (Concert SD Type), decisamente inusuali per Yamaha. Il carattere vintage è alimentato dalla presenza di soli otto tiranti e da una sordina old-style che, tramite una classica manopola applicata nella parte più alta del fusto, agisce direttamente sulla pelle battente. I cerchi in acciaio da 1.6 mm. a tripla flangia e una cordiera a venti fili (Hi Carbon Steel) gestita con precisione da una macchinetta H Type completano la dotazione di un rullante i cui bordi sono del tipo R1, tagliati con un’inclinazione di 45 gradi, mentre il bed, ossia la zona d’appoggio della cordiera, ha una profondità di 2.7 mm. La finitura? la più classica di quelle vintage, denominata White Marine Pearl.
Livello qualitativo e sonoro davvero elevati per un rullante leggero che se la cava egregiamente con qualsiasi accordatura, come dimostra eloquentemente lo stesso Christian Meyer nel video esclusivo che accompagna quest’articolo. Il batterista degli Elii ha voluto regalarci dei brevi grooves in differenti stili, passando via via da un’accordatura più tirata a una media, per finire con una decisamente bassa, a dimostrazione di come il suono di questo rullante signature possa regalare belle soddisfazioni adattandosi senza problemi a qualsiasi tipo di batterista.
Il rullante Yamaha Christian Meyer Signature è distribuito da Yamaha Music Europe GmbH – Branch Italy.
In questo articolo, e nel video collegato, Lorenzo Petruzziello analizza il brano “Pagano”, tratto dal cd Cicciput di Elio e le storie tese (2003), un pezzo dalla divisione metrica tutt’altro che semplice. La trascrizione di “Pagano”, come anche di “Parco Sempione“, commentate dallo stesso Christian Meyer, le trovate sul n. 1 di Drumset Mag, in edicola ad aprile.
Elementi distintivi sia dei brani più ‘semplici’ che di quelli più ‘elaborati’ suonati da Christian Meyer sono la rilassatezza, il groove, la finezza e soprattutto la padronanza del timing tipici del suo personalissimo stile musicale. Non fa eccezione “Pagano”, brano da cui sono sempre stato affascinato per come viene affrontata la divisione metrica: è un 5/4 + 5/4 + 3/4 o, come qualcun altro preferisce definirlo, un 13/4, a una velocità che si aggira intorno ai 235 bpm.
Consiglio a tutti di studiare attentamente questo brano per rendersi presto conto di quanto spesso e velocemente cambino le parti al suo interno. Inoltre è un ottimo esercizio per chi voglia imparare ad affrontare tempi dispari complessi, e a sincoparli al massimo.
La trascrizione che trovate sulla rivista riguarda la parte iniziale del brano; dopo una intro di ottoni (che ci ricordano i vecchi film sull’impero romano), c’è un fill di due battute in 5/4. Segue un groove che accompagnerà quasi tutto il brano. La cosa che balza alle orecchie e agli occhi è che lo hi-hat non esegue una figurazione regolare, ma sincopata, che gioca con cassa e rullante.
Lo stesso dicasi al minuto 0,33 del brano, dove Christian suona la campana del piatto (ride bell). Da notare le ultime tre battute trascritte, in cui Meyer sposta il rullante sul battere della seconda battuta, dopo aver marcato i due colpi in levare di cassa con all’unisono ride e hi-hat con il piede, per poi accentare gli obbligati della penultima battuta sul levare del terzo e del quinto movimento.
In conclusione, molti batteristi potrebbero suonare un simile tempo articolato, soprattutto musicisti provenienti dal progressive, ma Christian Meyer anche questa volta è riuscito a dare qualcosa in più, quella classe e quella raffinatezza che dipendono probabilmente dalla sua esperienza e dal suo gusto per il jazz.