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Music Village Institute Drum Festival

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in News & Events

Sul palco dell’aula magna del Music Village Institute di Roma lo scorso 30 settembre si sono alternati ben sette batteristi, ognuno dei quali ben noto nella scena romana undeground e non solo.

Ha aperto la manifestazione Ginaluca Siscaro, batterista della band alternative/nu-metal Cassandra che proprio nei giorni del festival stava registrando presso lo studio di registrazione del Music Village il suo debut album sotto la produzione e super visione di John Macaluso. Accompagnato dal fratello Daniele “Jad” alla chitarra e dal bassista della band, la sua esibizione è stata incentrata sul groove e l’interazione tra basso e batteria su ritmiche di chitarra molto serrate e potenti con groove e breakdown sincopati tipici del genere.

Sandro Piras, batterista della prog/rock band Arkadelt, del cantante pop Tiziano Orecchio, e docente della DB Music, ha proposto una breve clinic incentrata sulla tecnica delle mani, esponendo, dopo un drum solo iniziale, alcuni esercizi tratti dal suo metodo “Tecnica dalle basi alle applicazioni avanzate“.

Ancora didattica con Andrea Basili, batterista delle metal band Hastur (di ritorno da un festival insieme ai Sepultura), Kaylash e Germanotta Youth. La sua performance è iniziata con un drum solo dal sapore jazz/fusion, poi spostatosi verso lidi più metal. Tempo di distribuire alcune fotocopie e Andrea ha proposto alcuni esercizi sui paraddiddle con spostamento di accenti, terzine raddoppiate e tecnica right hand lead.

Pillole Vintage – Cuore di (fibra di) vetro: Milestone

Written by Luca Luciano. Posted in Tools, Vintage

Ovvero le batterie Milestone, nate in Canada nei primi anni ’70 per mano di Michael Clapham, batterista e impiegato nel Drum Village di Vancouver. Con la collaborazione di un suo amico ingegnere e ‘stimolato’ da una Fibes in fibra di vetro, Clapham decise di far produrre set nella stesso materiale, ma di qualità migliore. Bob Moses suonò uno dei primi set, Carl Palmer ne chiese uno con concert tom (ma Clapham si rifiutò di fare single head toms), Billy Cobham comprò un grosso kit rosso con due casse per suonare con George Duke.
I tamburi iniziavano a essere molto apprezzati per il volume, il range di accordatura dei fusti brevettati Therrabon, le misure disponibili e i colori. Ma la personalità di Michael (non solo negò il set a Palmer, ma si rifiutò di portare un paio di rullanti da far testare a Neil Peart perché suo figlio aveva una partita di pallone “quel pomeriggio”) e una serie di problemi come hardware di scarsa qualità e cerchi die-cast che con difficoltà accettavano pelli standard (e la Remo produsse delle membrane undersized per un po’), non aiutarono certo la Milestone.
In giro si vedono set Milestone che montano hardware di altre marche. Clapham era così concentrato a produrre “the best sounding drums” che sottovalutò il problema, e nell’84 la Milestone era in forte declino. Il cambio di nome in Tempus, e successivamente una piccola sponsorizzazione di Billy Cobham, con una semplificazione e riduzione dell’hardware offerto, non servirono a migliorare di molto la situazione. La Tempus però è sopravvissuta: ha ancora oggi i suoi estimatori e appartiene a Paul Mason, che gestisce con attenzione le montagne russe del mercato (dopo un rilancio nei primi del Duemila, aveva deciso di sospendere la produzione, ma piccoli ordini tengono la Tempus ancora in vita).

 

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