Valter Sacripanti – Scommetto su di me

Written by Alfredo Romeo. Posted in Drumset Mag - Edizioni Mensili, Drumset Mag n. 38 - Settembre 2015, Musicians

Valter Sacripanti - Scommetto su di meArrivato a 50 anni il batterista umbro ha deciso di concentrarsi un po’ più su se stesso, puntando sulla sua produzione di metodi didattici e su un disco solista, Exit, che ne mette in risalto le doti di compositore e ci dice tanto sulla sua idea di drumming. (Leggi Tutto >>)


 
 
 

L’articolo completo è gratis a pagina 42 di Drumset Mag n. 38 di Settembre 2015

 

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Sacripanti ha accumulato un’enorme esperienza in studio di registrazione, ma ‘la sua prima volta’ non è stata una passeggiata di salute, per così dire. Ecco il racconto di quella prima, fondamentale, esperienza in sala di incisione.

La prima registrazione

“Sono tornato da Rimini ad Amelia, 280 KM, piangendo come un bimbo: in Umbria avevo fama di batterista fast and furious e mi aveva chiamato la RT Musica, etichetta di Canale 5, per registrare “Il treno”. Dovevo fare un groove semplicissimo (tun cha tu tun – tu tu cha tu tun), con fill lunghi al massimo un quarto, quindi più che altro dei colori sul quarto movimento, per non interrompere mai questo ‘treno’. Colpi di cassa e rullante tutti uguali, compressi. Che ci vuole? ho pensato. Ma quando cominci a vedere che il fonico ti fa: “Ehm, la cassa però cambia suono quando batti anche il piatto…”.

Effettivamente quando ‘piattavo’ spingevo di più, quindi il suono della cassa diventava più acuto, ma al colpo successivo l’intensità calava, una cosa che nessuno mi aveva mai fatto notare prima. Allora mi concentravo sulla cassa e di conseguenza il rullante se ne andava dove pareva a lui, al centro, fuori centro, e tu cominci a sudare.

Vedevo che non erano contenti e dopo la ventesima take – c’erano ancora i nastri, che si consumavano – il fonico era incazzato, l’artista scontento… Ho capito che se volevo fare quel tipo di lavoro dovevo cambiare il mio approccio alla batteria, e per quattro anni mi sono chiuso in una stanza a ‘parlare’ con la batteria, a rifare lo stesso fill 60 volte per essere sicuro che lo capisse anche un sordo…

Però nello stesso studio quattro anni dopo ho registrato “Laura non c’è”, cinque milioni di copie, ho arrangiato tutte le batterie, per cui ancora mi fanno i complimenti… E mentre registravo è passato Ivan Graziani, che mi ha fatto i complimenti e mi ha chiesto: “Vieni a suonare con me?”. Torno a casa e mi richiama il fonico per dirmi che mi voleva il produttore dei Gipsy King Legend…

Insomma ho abitato per due anni agli Heavens Studios di Rimini dove ho fatto il batterista residente e registrato 70 dischi. L’unica mia fortuna è stata che non mi hanno ‘bruciato’, non mi hanno massacrato, ma mi hanno detto: “ce l’hai la possibilità di fare questo mestiere: metti a posto ‘sta roba”. E io mi sono ‘curato’ da solo…”.

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