Pillole Vintage – L’artigianato Di Temiz

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Temiz-webOkay Temiz è un noto batterista e percussionista turco nato a Istanbul nel ’39. Detto “il percussionista dei due mondi” per la quantità di collaborazioni in Europa, Stati Uniti e Africa (Don Cherry, Dexter Gordon, Mongeni Feza ecc), Okay iniziò a costruirsi la sua batteria nel 1971 ispirandosi alla darbuka, realizzando un set che utilizzava questo tamburo sia per i tom che per la cassa, tutto in rame. (Leggi tutto>>)

Pillole Vintage – Drums Through the Ages

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

drums-through-the-ages-webPrecedente al più noto Percussion Instruments and Their History di J. Blades, in quanto pubblicato dalla Sterling Press nel 1960, Drums Through the Ages è un lavoro di Charles Lafayette White. Il volume in questione è particolarmente affascinante perché le parole dell’autore vibrano come quelle di Charles Darwin nel punto delle sue conclusioni… (Leggi tutto>>)

Pillole Vintage – Gretsch Centennial

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Gretsch-Centennial-LogoNel tentativo di creare un oggetto dei desideri che trainasse l’immagine della Gretsch, in occasione dei suoi 100 anni (più precisamente nel 1983) la casa statunitense presentò la linea Centennial, che prevedeva la realizzazione di un centinaio di set. La linea aveva dei badges appositamente ridisegnati e con la firma di Charlie Roy impressa. Il look era elegantissimo, forse fin troppo, visto che qualcuno aveva l’impressione di assistere alla proposta di indossare un frac per andare al cinema. (Leggi tutto>>)

Pillole Vintage – La Via Del Giappone

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Yamaha-JapanConquistata la rispettabilità internazionale, grazie alla qualità degli strumenti, le innovazioni dell’hardware, e i fondamentali contratti di endorsement, le case nipponiche hanno spesso mantenuto una differenza nella proposta rispetto all’occidente. Sfogliando i cataloghi si nota una differenza nell’impatto visivo delle batterie (di solito più ampie e colorate), e spesso e volentieri con linee diverse coglievano meglio i desideri dei batteristi giapponesi. (Leggi tutto>>)

Pillole Vintage – Presenza Premier

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Premier-logoCome le Mini Minor furono concesse ai personaggi famosi dell’epoca (era possibile vedere Peter Sellers, Ringo Starr e Paul McCartney girare su una Mini per le strade di Londra) così la Premier fra i ’70 e gli ’80 , forte del suo ruolo di principale produttore europeo di quegli anni, con impeccabile stile british, faceva apparire i suoi set su metodi di massa, mettendoli in bella  evidenza anche nei video musicali… (Leggi tutto>>)

Vintage di carta, la guida Kotoński

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

KotonskyAll’alba della vita accademica della percussione, il testo di Włodzimierz Kotoński, Schlaginstrumente im modernen Orchester (ed. Mainz: Schott 1968), era la guida della generazione di percussionisti classici di quegli anni. Anche se si trattava della traduzione tedesca dell’originale Instrumenty perkusyjne we wspó/lczesnej orkiestrze, il quaderno di appunti guida del compositore polacco, era il riferimento anche per i nostri studenti dei conservatori. (Leggi tutto>>)

Pillole Vintage – I Timpani Del Torrebruno

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Leonida Torrebruno è uno dei pionieri della percussione accademica italiana. Insegnante al conservatorio di Roma e musicista all’orchestra sinfonica della RAI, Torrebruno fu tra i primi a provare a mettere ordine fra gli strumenti a percussione, scrivendo il libro “La percussione” (ed. Bèrben). Fra le note curiose del libro, oltre alle ingenuità di una prima letteratura della percussione, Leonida appare sui timpani a caldaie unificate (brevetto del fratello Luigi, specializzato su quello specifico strumento). I timpani erano fatti su commissione dalla ICV di Lanciano, una ditta situata nella zona industriale di Lanciano, provincia di Chieti, che faceva sagomature in fibra di vetro a scopo industriale. Torrebruno aveva fornito loro la cassa di un timpano Ludwig in rame come stampo, dal quale ne è stato ricavato il corrispettivo in fibra di vetro, poi dipinto in altri colori (marrone e bordeaux). Come le caldaie fossero unificate, per ora possiamo solo supporlo, immaginando che fossero aperte in corrispondenza di una “camera” apposita, che abbracciava tutti i timpani.

Pillole Vintage – Codice Tronci

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Ovvero il mondo musicale raccontato da Luigi Tronci. Forse, proprio perché Vinci non è lontana da Pistoia, Gigi trasmette il suo sapere attraverso disegni che ricordano gli appunti di Leonardo. In questo caso ci viene raccontata la storia delle campane da pranzo giapponesi. Furono richieste e utilizzate dal Maestro Giacomo Puccini per alcuni passi di “Madama Butterfly”. Qualche dubbio sulla provenienza dello strumento, Giappone o Cambogia, accompagna il pensiero che spesso possano esistere strumenti simili in aree geografiche contigue (un po’ come per la cucina), e che quindi il modello base possa assumere diverse contaminazioni. Negli appunti di Tronci possiamo vedere quantificato l’intervallo con cui erano richieste le quattro note. Interessante era il sistema adottato dalla “A. & B. F.lli Tronci” di Pistoia per intonare le casse di risonanza, ottone o bronzo, che supportano delle lamine di metallo. Montate le lamine intonate sui risuonatori, questi ultimi vengono riempiti d’acqua fino al suono desiderato, che corrisponde al punto A (vedi disegno di Tronci). Una volta trovato il punto, l’acqua viene sostituita con cera d’api, che solidificata assumerà una funzione fondamentale per l’intonazione dello strumento. Per saperne di più su tanti altri strumenti particolari, potete visitare il sito della fondazione Luigi Tronci, http://www.fondazioneluigitronci.org/

  • Codice Tronci: Campane World of Percussion di Emil Richards
  • Codice Tronci: Intervallo Campane
  • Codice Tronci: Intonazione Campane

 

Pillole Vintage – Ufip: Giorni Di Bronzo

Written by Luca Luciano. Posted in Vintage

Negli anni settanta, la sperimentazione e l’apertura erano il pane del domani. Anche la nostra UFIP, patrimonio nazionale di tutti noi percussionisti, seguì la sua strada; con la collaborazione di Andrea Centazzo intraprese un viaggio bellissimo, creando il mondo di suoni della ICTUS 75. Un 45 giri divulgativo raccontava il lavoro del musicista alle prese con Lokolé, Sheng, Ogororo, Icebells, Belltree e Tampang. Un disco dimostrativo splendido, che in tempi in cui internet e youtube non erano presenti neanche nel più visionario sogno di un autore di fantascienza, faceva fantasticare i curiosi del suono, accompagnati dagli “Improvviso” di Centazzo, dalle descrizioni delle esecuzioni con i relativi strumenti, e dalle magnifiche foto in bianco e nero.

Piatti Paiste Formula 602 Vintage

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Paper2Media, Tools, Vintage

Ricercatissimi dai collezionisti, i vecchi piatti Formula 602 hanno sempre avuto un grande apprezzamento, soprattutto da parte di batteristi di area jazzistica. Nella rubrica My Old Flame (quella dedicata mensilmente al vintage), pubblicata sul numero di Novembre 2012 di Drumset Mag, ci occupiamo della storia di quella che è stata la prima linea professionale di piatti costruita dall’azienda elvetica. Nel video collegato a questo breve articolo potete vedere e ascoltare alcuni modelli presi dalla collezione del nostro direttore, nella quale non rientrano i cosiddetti Blue Logo (prodotti a partire dai primi anni ’80), che sono invece la passione di Roberto Cavedon, autore dell’articolo pubblicato sul nostro mensile. Buona visione.

Pillole Vintage – Cuore di (fibra di) vetro: Milestone

Written by Luca Luciano. Posted in Tools, Vintage

Ovvero le batterie Milestone, nate in Canada nei primi anni ’70 per mano di Michael Clapham, batterista e impiegato nel Drum Village di Vancouver. Con la collaborazione di un suo amico ingegnere e ‘stimolato’ da una Fibes in fibra di vetro, Clapham decise di far produrre set nella stesso materiale, ma di qualità migliore. Bob Moses suonò uno dei primi set, Carl Palmer ne chiese uno con concert tom (ma Clapham si rifiutò di fare single head toms), Billy Cobham comprò un grosso kit rosso con due casse per suonare con George Duke.
I tamburi iniziavano a essere molto apprezzati per il volume, il range di accordatura dei fusti brevettati Therrabon, le misure disponibili e i colori. Ma la personalità di Michael (non solo negò il set a Palmer, ma si rifiutò di portare un paio di rullanti da far testare a Neil Peart perché suo figlio aveva una partita di pallone “quel pomeriggio”) e una serie di problemi come hardware di scarsa qualità e cerchi die-cast che con difficoltà accettavano pelli standard (e la Remo produsse delle membrane undersized per un po’), non aiutarono certo la Milestone.
In giro si vedono set Milestone che montano hardware di altre marche. Clapham era così concentrato a produrre “the best sounding drums” che sottovalutò il problema, e nell’84 la Milestone era in forte declino. Il cambio di nome in Tempus, e successivamente una piccola sponsorizzazione di Billy Cobham, con una semplificazione e riduzione dell’hardware offerto, non servirono a migliorare di molto la situazione. La Tempus però è sopravvissuta: ha ancora oggi i suoi estimatori e appartiene a Paul Mason, che gestisce con attenzione le montagne russe del mercato (dopo un rilancio nei primi del Duemila, aveva deciso di sospendere la produzione, ma piccoli ordini tengono la Tempus ancora in vita).

 

Pillole Vintage – Il primo practice drum set della storia?

Written by Luca Luciano. Posted in Tools, Vintage

Lo sapevate?” Pare che il primo practice set della storia della batteria, ovvero un set di tamburi da studio montati in maniera da ricordare e simulare l’intero strumento, fu creato dal batterista australiano Billy Hyde negli anni ’50 a Melbourne. Billy, dopo aver costruito i suo tamburi da studio nei ’40, utilizzò tubolari montabili di acciaio pensati per i tavoli e commissionò i pad a ditte esterne. Il successo lo portò a migliorare il modello e a fondare nel ’62 la Billy Hyde Music, ancora oggi attiva. Alternativa ai modelli più noti e metallici dei successivi anni ’70 e ’80 (Remo, Calato; Hipercussion e Amat qui in Italia), negli USA era apprezzato il Ralph Pace Practice Set, dischi di gomma su supporti regolabili e base interamente in legno, ideato appunto da Ralph C. Pace, insegnante, autore di metodi e padre del batterista Ralph Pace Jr.

Vintage: Avedis Zildjian anni ‘60

Written by Antonio Di Lorenzo. Posted in Paper2Media, Tools, Vintage

Per lo spazio che mensilmente Drumset Mag riserva agli strumenti vintage (la rubrica intitolata “My Old Flame”), sul numero di Ottobre 2012 parliamo dei piatti Avedis Zildjian anni ’60, ‘70 e precedenti, strumenti dal feeling inconfondibile. Piatti che non recano alcun logo stampato in evidenza, se non i timbri che indicano la ditta e la tipologia. Il suono non è quello dark (scuro) dei K turchi, né quello chiaro dei Paiste (i principali concorrenti dell’epoca), ma con un ping non distante dal cuscino di armonici inferiore del piatto. Armonici non molto pronunciati, tali che l’attacco (il ping) risulti sempre distinto e percepibile. Nello specifico abbiamo testato tre piatti: due ride da 22” e 20”, un crash piccolo da 14” e un hi hat da 15”, che potete ascoltare vedere nel video collegato a questo articolo. Buona visione e buon ascolto!

Pillole Vintage – Inflatable Drums

Written by Luca Luciano. Posted in Tools, Vintage

Nel 1985 l’australiano Stephen Shier disegnò l’Inflatable Drum Kit, ovvero la batteria gonfiabile. Il set fu realizzato due anni dopo negli States. Consisteva in fusti di due strati di plastica vinilica insufflabile fra due cornici. Due anelli, uno superiore e l’altro inferiore, quando levati dal fusto permettevano lo sgonfiarsi dei tamburi. Mark Meallin, proprietario del Drum City in Australia, raccontava che una volta presa la mano tutta la batteria – la cui cassa comprendeva piedini e stand per tom – si preparava in cinque minuti: tre o quattro soffiate piene per i tamburi medi andavano bene. Inoltre si sosteneva che la quantità di aria influiva sulla risonanza. Nonostante i possibili vantaggi (trasportabilità, economicità…) e una teorica varietà di misure (sulla carte numerose, ma l’unico set realizzato aveva 13, 14, 16 pollici per i tom e 22 per la cassa), pare non si sia mai andati oltre il prototipo.

Pillole Vintage – Tamburi Storti

Written by Luca Luciano. Posted in Tools, Vintage

Antesignani degli odierni tentativi di costruire tamburi per batteria non circolari (la storia ci dirà…), e messe anche da parte le casse ovali ed ellittiche tedesche, merita senz’altro un cenno il KidneyDrum pensato da Karlheinze Stockhausen per la sua composizione Momente, utilizzato soprattutto per l’effetto glissando. Lo strumento è presente ancora oggi, perfezionato, nel catalogo del costruttore a cui il compositore si era rivolto nel 1965, la ditta Kolberg. Si trattava di un tom a terra con apposita pelle animale che permetteva i glissando continui della composizione. Come idea non era lontano il tamburo Warp II (abbiamo la possibilità di vederlo in una sfocata e rara immagine, forse l’unica) proposto nel 1978 come un unico corpo che dall’alto al basso, messo sopra la cassa, poteva proporre un’infinita gamma di tonalità attraverso una sola membrana. Una vera e propria scultura sonora che poteva essere ordinata anche in altre forme.

  

Pillole Vintage – Il Tamburo Più Strano

Written by Luca Luciano. Posted in Tools, Vintage

… o comunque uno dei più strani era il Migirian Bass Drum. Creatura di George Migirian di Detroit, USA. Apparve su Modern Drummer nei primi ’80. Si trattava di una pelle ovale inserita in telaio a scatola rettangolare. Il telaio all’inizio aveva un pannello inclinabile con una leva laterale che interagiva con un’apertura sulla parte superiore. Successivamente fu deciso di lasciare solamente i deflettori di suono posti sul lato opposto della pelle battente, anche a favore dell’irrobustimento della struttura per poter inserire uno stand per tom. Effettivamente l’invenzione non ha avuto successo. Non sappiamo che suono avesse, ma di sicuro era ingombrante, per i più poco affascinante (magari lo era per chi aveva a passione quegli ibridi turbo-ampli-batteria alla Alex Van Halen). Forse in piena guerra fredda il look Soviet della cassa Migirian non era un punto a favore negli USA.

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