Rock Drumming: anni ’60 e ’70

Written by Daniele Giovannoni. Posted in Paper2Media, Tutorial

Nella rubrica didattica dedicata al rock drumming pubblicata sul numero di maggio 2012 di Drumset Mag vengono proposte le trascrizioni di due brani  esemplificativi del batterismo degli anni Sessanta e Settanta. Per i primi il batterista analizzato non poteva che essere Ringo Starr, con la trascrizione della sua performance sulla beatlesiana “Here Comes the Sun”. Anche per i Seventies  la scelta era quasi obbligata: “Kashmir” dei Led Zeppelin, eseguita dall’immortale John Bonham. Nel video allegato, una guida alla corretta esecuzione di questo grooves.

Video:

Yamaha YD 9.000 Recording Custom

Written by Antonio Di Lorenzo. Posted in Paper2Media, Vintage

Le Yamaha 9000 sono l’esempio di come a volte i difetti si trasformino, grazie anche a un sapiente marketing, in virtù. Ho posseduto una di queste batterie e ricordo perfettamente la mia impressione: “Ma, non suona!?!?”. Le 9000 sono delle batterie a mio parere discutibili, con volume minimo e per di più con una quantità di massa hardware addosso che impedisce ai fusti di vibrare, con un suono ‘medioso’ e casse quasi sorde. Il frutto di un’epoca non bellissima come gli anni ‘80 in cui sono cresciuto. Ma allora, perché lo strumento ha avuto un grande successo? Molte componenti: innanzitutto il marketing. La Yamaha investì molto in pubblicità ed endorser (si dice che addirittura a Cozy Powell e al suo enturage regalarono delle moto!). Inoltre, le batterie che usavano gli endorser di rado erano quelle acquistabili dai comuni mortali: Tommy Aldrige ne aveva una in carbon-fibra, Colaiuta e altri avevano strumenti custom, pur continuando a usare negli studi altre batterie; Larry Mullen degli U2 utilizza da sempre i rullanti Brady e le stesse batterie in studio; e nella copertina di un album è immortalato con una Ludwig nera Superclassic. Tant’ è che, a eccezione di Gadd e Weckl (che non ha mai avuto ‘normali’ Yamaha), molti sono poi ritornati a ditte americane, Colaiuta ed Erskine in testa.
Ma è importante inquadrare anche il periodo storico-tecnologico: siamo agli inizi degli anni ‘80, il digitale è appena comparso con i DAT, mentre la registrazione multi traccia si fa ancora su nastro. Le 9000 sono poco sonore e spesso in tandem con le pelli Pinstripe si rivelano perfette, in relazione ai limiti dinamici della registrazione di quei tempi: in pratica lo strumento sembra essere tarato per la ripresa microfonica e per gli studi di registrazione e consente ai fonici di realizzare facilmente il suono di una batteria ‘ipercontrollata’. Insieme alle casse NS 10 della Yamaha, lo standard in studio per i monitor (che personalmente ho odiato nei missaggi per la loro assoluta ‘neutralità’), le 9000 sono richieste dagli studi e – come mi ricorda il liutaio Stefano Berti (SteppoDrums) – venivano inserite negli imballaggi le istruzioni su come amplificarle già dalla stessa ditta!
A onor del vero le meccaniche – aste, snodi, pedali e quant’altro – erano di primissimo livello, tuttora le mie preferite, ma i fusti… Quando con gli ADAT su nastri Super VHS la registrazione digitale divenne multi traccia, comparirono le Yamaha 10000, le altre batterie di fascia alta in acero tornarono in auge mentre le 9000 divennero, per fortuna, obsolete.
Ma negli anni ‘80 spopolavano! In quel periodo divenne possibile acquistare a poco prezzo batterie vintage fantastiche; la mia prima Gretsch la scambiai con la 9000 e spesso ho utilizzato le Yamaha come merce di scambio. E pensare che in commercio in quegli anni la Rogers produceva le XP8 totalmente in acero e la Gretsch, pur esagerando con la lunghezza dei fusti, aveva un suono fantastico. Adesso le 9000 ritornano! Aiuto! Anzi no. Speriamo abbiano successo, e che ritorni la moda di vendere i ‘vecchi catorci’ Ludwig, Gretsch, Rogers o Slingerland e altri ancora; mi raccomando: avvisatemi se lo fate!

Foto Gallery

Bass Tube & Cajon Flap

Written by Antonio Gentile. Posted in Paper2Media, Test

La casa tedesca Schlagwerk propone due nuovi accessori per cajon. Il Bass Tube è un cilindro in materiale plastico in grado di esaltare e potenziare le frequenze basse, mentre il Cajon Flap è in grado di produrre il suono di un paio di nacchere: si può applicare sul fianco del cajon e si suona con le dita.
Oggetto di una prova dettagliata sul numero di maggio di Drumset Mag, i due accessori sono i protagonisti del video collegato a questo articolo.

Sound Check Video

2Box Drumlt 5

Written by Alex Barberis. Posted in Paper2Media, Test

Una batteria elettronica facile da trasportare e montare, ma soprattutto un giusto compromesso per quei batteristi che non vogliono distaccarsi troppo dalla batteria acustica, con un ricco modulo sonoro per uno strumento ergonomico e funzionale, resistente e piacevole nei suoni e nella risposta dinamica. Come ampiamente descritto nel test pubblicato sul numero due di Drumset Mag, la 2Box Drumlt Five presenta tre particolarità: un rack molto leggero, ma nello stesso tempo molto robusto; dei pad in alluminio pressofuso che permettono al batterista di montare qualsiasi tipo di pelle acustica al posto delle mesh;  un modulo sonoro molto potente. Le sonorità ‘della casa’ sono assai realistiche, come si riscontra dal video collegato a questo articolo, in cui oltre al sottoscritto potete ascoltare e vedere in azione la batterista Giulia NC Lazzarino.

Video:

Frankfurt Musikmesse 2012

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in musikmesse2012, Paper2Media

Gallery fotografica Enrico Cosimi

Nel numero di maggio di Drumset Mag pubblichiamo un approfondito reportage dell’annuale Fiera della Musica e degli Strumenti svoltasi dal 21 al 24 marzo a Francoforte. Un’edizione tranquilla, nel complesso non deludente. Nei padiglioni destinati ai nostri amati strumenti il calo di espositori e visitatori, almeno in relazione ai primi giorni di fiera, è sembrato evidente, ma è stato ampiamente compensato da una discreta presenza di novità in tutti i settori merceologici di nostro interesse.
Nei video collegati a questo articolo, come anche nella ricca gallery fotografica firmata da Enrico Cosimi, potrete apprezzare molte delle novità in questione.

Messe 2012 – Drum Mix A-L

Messe 2012 – Drum Mix M-Z

Messe 2012 – Istanbul El Negro

Messe 2012 – PEARL Percussion

Messe 2012 – Roland TD-30KV

Ivan Ciccarelli

Written by Mario A. Riggio. Posted in Musicians, Paper2Media

Precoce talento batteristico, verso la fine del 2001 Ivan viene colpito dalla Sindrome di Duputryan, malattia che compromette la mobilità della mano destra e lo porta a modificare il modo di suonare e di tenere la bacchetta.
Invece di piangersi addosso, il musicista milanese di origini napoletane comincia a lavorare come produttore, si apre uno studio e inizia a comporre, affrontando con grinta la malattia: inizialmente adattando il suo modo di suonare alla nuova condizione fisica e quindi trasformando questa sua caratteristica in un punto di forza del suo drumming.


Anche per questo il set di Ivan Ciccarelli è molto particolare, perché unisce alla batteria tradizionale un insieme di percussioni.
Ivan Ciccarelli è anche un eccellente didatta. Lo abbiamo visto in azione al Percfest 2011 di Laigueglia, dove ha tenuto una clinic seguita anche da molti spettatori non batteristi. In questa occasione ha eseguito un solo, di cui pubblichiamo un estratto.
Nel video si nota benissimo la particolare tecnica di Ivan, che usa contemporaneamente batteria e percussioni in modo originale, ma funzionale.

Video:

Sound & Technology

Written by Alessandro Bagagli. Posted in Paper2Media, Tutorial

Le caratteristiche del lavoro del batterista moderno sono oggi talmente varie che è di fondamentale importanza per un bravo professionista conoscere il proprio strumento in modo da venire incontro a tutte le esigenze che dovrà soddisfare. La batteria ha subito un‘evoluzione incredibile in circa 100 anni di vita sia nella sua struttura che nei materiali costruttivi, ma da sempre il parametro immediato per la ricerca di un bel suono è l’accordatura (o tuning) delle pelli. È quindi fondamentale capire in cosa consiste l’accordatura di una membrana, facendone proprie le regole attraverso l’esperienza e la sperimentazione. L’argomento è sviscerato nel numero 2 di Drumset Mag e inizia a essere affrontato nel video collegato a questo articolo, in cui si spiega come e quando sostituire una pelle usurata.

Video:

Reggae Music: Nyabinghi

Written by Marcello Piccinini. Posted in Paper2Media, Tutorial

Il reggae così come lo conosciamo è l’evoluzione moderna della tradizione musicale della Giamaica dai primi del ‘900 a oggi. Nell’articolo didattico che trovate sul numero di maggio 2012 di Drumset Mag analizziamo una delle prime radici musicali presenti nell’isola, la musica nyabinghi e il suo ritmo, che insieme a Calypso, Soca e Mento, sono considerati gli Early Jamaican Rythms.
Durante le Gronuations, cerimonie sacre in cui veniva invocato l’aiuto di Jah (Dio) contro l’oppressore attraverso canti, danze e l’uso di marijuana, venivano suonati tre tamburi simbolo dello spirito di Jah e dell’africanità dei fedeli rastafari: il thunder drum (bass drum), tamburo più grande dal suono più basso percosso da un battente; il fundeh drum, medio per grandezza e intonazione; e il repeater drum, più piccolo nella dimensione ma dall’intonazione più alta, entrambi suonati con le mani. Questi tamburi potevano essere suonati solo dagli uomini mentre alle donne era lasciato il compito di accompagnamento con lo shakere.
Il ritmo nyabinghi è chiamato anche heartbeat perchè spesso è suonato alla velocità del cuore a riposo (60 bpm) ed è costruito su una misura di quattro quarti sulla tipica forma musicale africana a ‘chiamata e risposta’. Sulla rivista trovate le trascrizioni delle parti dei tre tamburi e un’orchestrazione del ritmo su tutto il drum-set per creare melodie e simulare il suono dell’ensamble percussivo dei tre tamburi tipici.

Video:

Brian Quinn

Written by Davide Merlino. Posted in Paper2Media

Ascolto reciproco e ricerca di ciò che ci fa vibrare dentro. Sembra essere questo l’approccio alla musica di Brian Quinn, mente e motore propulsore di tanti progetti tra cui il collettivo /q3/. Della batteria dice che: “può influire in maniera determinante su tempo, timing (sono due cose differenti), dinamica, fraseggio, interplay, ‘intenzione’ (o piuttosto ‘attitudine’ ritmica ed emotiva al brano), ecc. Quindi il batterista dev’essere preparato ad affrontare e gestire con successo l’equilibrio tra questi elementi; lo studio e l’esperienza devono vertere ad accrescere le nostre abilità in questa direzione”. Attualmente Brian Quinn si esibisce con i trii dei pianisti Andrés Ortiz, e Gabriele Pezzoli e con Homeland, la più recente incarnazione del trio dei fratelli /q3/, spesso con l’aggiunta dell’armonicista cromatico parigino Olivier Ker Ourio.
Nel video che segue possiamo apprezzare Brian Quinn con Homeland, in compagnia dei fratelli Nolan, tromba, e Simon, contrabbasso (i /q3/), con l’aggiunta del pianista Gabriele Pezzoli. Il brano è “Minos”.

Nel secondo video la formazione Homeland è invece integrata dall’armonicista francese Olivier Ker Ourio.

Djembrush

Written by Francis P. Pellizzari. Posted in Paper2Media, Tutorial

Come indica il nome, Djembrush significa djembè suonato con una mano nuda sulla pelle mentre l’altra impugna una spazzola, con l’obiettivo di ottenere il suono della batteria e delle percussioni da un solo strumento. Il metodo è applicabile preferibilmente su strumenti che montino pelli sintetiche.
A differenza del metodo tradizionale che utilizza tre colpi (medio, grave e slap), Djembrush ne utilizza ben 14 (vedi sul numero di maggio 2012 di Drumset Mag la Legenda colpi) più due effetti. 11 colpi sono ottenuti con la mano destra che suona sulla pelle e tre con la spazzola impugnata dalla mano sinistra.
Va deciso inizialmente con quale mano suonare la spazzola, che servirà per lo più per suonare ciò che nella batteria viene eseguito dall’hi hat e dal rullante, ovvero degli ostinato e dei pattern che solitamente vengono suonati dagli shaker. L’altra mano eseguirà invece tutti i colpi che suona una cassa più i pattern di congas e/o bongos utilizzando le dita e il palmo della mano libera. Nel video che accompagna questo articolo è possibile vedere come interagiscono le due mani per creare differenti grooves, oltre alle diverse tecniche applicabili.

Rullante Yamaha Christian Meyer Signature

Written by BOB Baruffaldi. Posted in Paper2Media, Test, Tools

Un video esclusivo per presentare ai lettori di Drumset Mag il suo rullante signature. Per la prima volta nella sua storia, infatti, il colosso giapponese Yamaha dedica un rullante signature a un batterista italiano, Christian Meyer, un musicista che non ha mai confinato il suo stile in un unico genere e che sentiva il bisogno di un rullante in grado di riflettere la sua multiforme personalità e una versatilità fuori dal comune.


All’idea della versatilità si è accompagnato un occhio al vintage: ne è scaturito un fusto da 14” x 6” in acero a quattro strati, con l’aggiunta di due cerchi di rinforzo da sei strati, sempre in acero. Grande contrasto a livello estetico è dato dai blocchetti (molto belli) in stile tube-lugs (Concert SD Type), decisamente inusuali per Yamaha. Il carattere vintage è alimentato dalla presenza di soli otto tiranti e da una sordina old-style che, tramite una classica manopola applicata nella parte più alta del fusto, agisce direttamente sulla pelle battente. I cerchi in acciaio da 1.6 mm. a tripla flangia e una cordiera a venti fili (Hi Carbon Steel) gestita con precisione da una macchinetta H Type completano la dotazione di un rullante i cui bordi sono del tipo R1, tagliati con un’inclinazione di 45 gradi, mentre il bed, ossia la zona d’appoggio della cordiera, ha una profondità di 2.7 mm. La finitura? la più classica di quelle vintage, denominata White Marine Pearl.
Livello qualitativo e sonoro davvero elevati per un rullante leggero che se la cava egregiamente con qualsiasi accordatura, come dimostra eloquentemente lo stesso Christian Meyer nel video esclusivo che accompagna quest’articolo. Il batterista degli Elii ha voluto regalarci dei brevi grooves in differenti stili, passando via via da un’accordatura più tirata a una media, per finire con una decisamente bassa, a dimostrazione di come il suono di questo rullante signature possa regalare belle soddisfazioni adattandosi senza problemi a qualsiasi tipo di batterista.

Il rullante Yamaha Christian Meyer Signature è distribuito da Yamaha Music Europe GmbH – Branch Italy.

Christian Meyer: a Lezione da Enrico Lucchini (Drumset Mag n.1 Aprile 2012)

Written by Marco Volpe. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

Molti batteristi della zona di Milano della generazione che oggi ha fra i quaranta e i sessant’anni hanno un comune denominatore: hanno studiato con lo scomparso batterista Enrico Lucchini, uno dei primissimi in Italia ad aver in parte rinunciato a una carriera concertistica di successo per dedicarsi principalmente alla didattica.

Negli esclusivi video collegati a questo breve articolo potrete osservare Christian Meyer eseguire da par suo alcuni degli esercizi che era solito studiare da ragazzo, quando andava a lezione con il maestro Enrico Lucchini (tutti gli esercizi proposti sono trascritti nel primo numero di Drumset Mag).

Davanti alla telecamera Christian non si è risparmiato e ha voluto parlare anche degli insegnamenti ricevuti dal grande didatta piemontese a proposito del movimento da usare per suonare il piatto swing.

In questo secondo video il batterista di origini svizzere non manca invece di consigliare ai giovani appassionati di oggi una tecnica purtroppo attualmente un po’ trascurata quale quella del press roll.

Tutorial, Christian Meyer: libri e dischi consigliati

Written by Marco Volpe. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

Nella bella casa di Christian Meyer, una cascina ristrutturata immersa nel verde alle porte di Milano, tra uno spaghetto, svariati cd (e altrettanti vinili!) e un pad abbiamo iniziato a parlare di Lucchini e dei suoi insegnamenti. Da grandi appassionati quali entrambi siamo, il discorso poi è andato a toccare numerosi altri argomenti riguardanti la musica e la batteria, culminati con una serie di consigli di lettura e di ascolto.
Eccovi, in due video, qualche scorcio di quella bella serata. Buona visione

I dischi

Rubrica Fame: Alex Marchisone

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Musicians, Paper2Media

Ospite della prima puntata di “Fame”, la rubrica che la rivista Drumset Mag dedica ai giovani batteristi destinati a una brillante carriera, è Alex Marchisone. Originario di Vigone, poco più che ventenne, Alex suona con la band Katchupa e nel musical Divina. Ha lavorato in RAI per la trasmissione Trebisonda, oltre a militare attualmente in molti altri progetti.

Marchisone non proviene da una famiglia di musicisti, ma ha iniziato prestissimo, intorno ai quattro anni, ispirato probabilmente dai batteristi visti in tv. Intorno ai sei anni Alex Marchisone ha iniziato a prendere lezioni. Ha studiato per otto anni con Roberto Testa (Vanoni, De Gregori), quindi due anni al CPM di Milano, dove ha studiato anche musica d’insieme, teoria, armonia, ma soprattuto batteria con Walter Calloni e Maxx Furian. Quindi ha preso lezioni private prima con Elio Rivagli e, da poco, con Lele Melotti.I suoi batteristi di riferimento sono Tony Williams (“per la totale genialità, l’inventiva sul fraseggio e lo swing”) e poi una serie di mostri sacri come Steve Jordan, Jeff Porcaro, J.R. Robinson: tutti con un grande groove. Ognuno con le proprie caratteristiche e con una musicalità estrema, totale”.

Nel video allegato Alex si destreggia con grande disinvoltura sullo shuffle del brano “One for Cann”.

 

“Pagano”: analisi stilistica di Lorenzo Petruzziello

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

In questo articolo, e nel video collegato, Lorenzo Petruzziello analizza il brano “Pagano”, tratto dal cd Cicciput di Elio e le storie tese (2003), un pezzo dalla divisione metrica tutt’altro che semplice. La trascrizione di “Pagano”, come anche di “Parco Sempione“, commentate dallo stesso Christian Meyer, le trovate sul n. 1 di Drumset Mag, in edicola ad aprile.
Elementi distintivi sia dei brani più ‘semplici’ che di quelli più ‘elaborati’ suonati da Christian Meyer sono la rilassatezza, il groove, la finezza e soprattutto la padronanza del timing tipici del suo personalissimo stile musicale. Non fa eccezione “Pagano”, brano da cui sono sempre stato affascinato per come viene affrontata la divisione metrica: è un 5/4 + 5/4 + 3/4 o, come qualcun altro preferisce definirlo, un 13/4, a una velocità che si aggira intorno ai 235 bpm.
Consiglio a tutti di studiare attentamente questo brano per rendersi presto conto di quanto spesso e velocemente cambino le parti al suo interno. Inoltre è un ottimo esercizio per chi voglia imparare ad affrontare tempi dispari complessi, e a sincoparli al massimo.
La trascrizione che trovate sulla rivista riguarda la parte iniziale del brano; dopo una intro di ottoni (che ci ricordano i vecchi film sull’impero romano), c’è un fill di due battute in 5/4. Segue un groove che accompagnerà quasi tutto il brano. La cosa che balza alle orecchie e agli occhi è che lo hi-hat non esegue una figurazione regolare, ma sincopata, che gioca con cassa e rullante.

 

Lo stesso dicasi al minuto 0,33 del brano, dove Christian suona la campana del piatto (ride bell). Da notare le ultime tre battute trascritte, in cui Meyer sposta il rullante sul battere della seconda battuta, dopo aver marcato i due colpi in levare di cassa con all’unisono ride e hi-hat con il piede, per poi accentare gli obbligati della penultima battuta sul levare del terzo e del quinto movimento.
In conclusione, molti batteristi potrebbero suonare un simile tempo articolato, soprattutto musicisti provenienti dal progressive, ma Christian Meyer anche questa volta è riuscito a dare qualcosa in più, quella classe e quella raffinatezza che dipendono probabilmente dalla sua esperienza e dal suo gusto per il jazz.

Terri Lyne Carrington, le impressioni di un collega

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Musicians, Paper2Media

In questo articolo, collegato all’intervista a Terri Lyne Carrington pubblicata sul n. 1 di Drumset Mag in edicola ad aprile, l’ottimo batterista e nostro collaboratore Emanuele Smimmo ci racconta qualcosa sulla sua bravissima collega. Emanuele è autore delle trascrizioni che trovate nella rivista, che riproponiamo a fine articolo per una maggiore fruibilità da parte di tutti. Chiude l’articolo  un video ripreso nel corso del festival Tokyo Jazz 2010 in cui Terri Lyne Carrington è impegnata dal vivo con le sue bravissime compagne della band Mosaic Project, nome del suo ultimo, premiatissimo cd. Ecco il racconto di Emanuele.

“Nell’autunno del 1992 un amico pianista mi invitò a casa sua per sentire il cd di un pianista per me allora senza identità, Mitchell Forman, chiedendomi di prestare particolare attenzione allo stile del batterista e al modo in cui aveva suonato le diverse parti intricate di alcuni brani, adottando soluzioni inusuali. Eravamo nel pieno boom della musica fusion (jazz elettrico e simili) e questo cd, come tanti altri che venivano sfornati dalle diverse etichette presenti sul mercato, rispettava la tendenza del periodo, pur mostrando una grande poesia e una particolare attenzione per l’estetica.
Rimasi subito affascinato dall’eleganza e la raffinatezza che trasparivano dalla batteria, oltre alla grande padronanza dello strumento che colpiva immediatamente già al primo ascolto. Un sound deciso, impeccabile e di grande maturità, originale, moderno, nuovo e intrigante allo stesso tempo.

Piatti Zildjian Z3 Limited Edition Pack

Written by BOB Baruffaldi. Posted in Paper2Media, Test, Tools

Disegnati per essere utilizzati in situazioni di grande volume, quando è necessaria una notevole presenza per passare attraverso il muro di suono di potenti amplificatori, i piatti Z3 della Zildjian sono realizzati con lega di bronzo B20 e sono nati per batteristi con la mano pesante.


Caratteristica comune a tutti i modelli di questa linea è la martellatura dal pattern molto evidente e simmetrico. Alto il grado di flessibilità dei piatti in questione, che si dimostrano quasi tutti molto morbidi in quasi qualsiasi situazione. Nel box già assemblato abbiamo trovato un Mega Bell Ride da 21”, una coppia di Mastersound Hi-Hat da 14”, un Medium Crash da 17” e un Trash Ride da 19”. Dedicati ai generi rock, hard e heavy, il loro livello qualitativo e sonoro è davvero molto alto, come si può evincere dal video allegato. Nè difetta loro una certa originalità (in particolare al Trash Ride da 19”).

I piatti Zildjian Z3 Limited Edition Pack sono distribuiti da Mogar Music
www.mogarmusic.it

Marco Zanotti e la Classica Orchestra Afrobeat

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Musicians, Paper2Media

Promotore e leader della Classica Orchestra Afrobeat, Marco Zanotti non ha voluto far mancare il suo personale omaggio al padre dell’afrobeat, Fela “Anikulapo” Kuti, un musicista sul quale sono stati recentemente realizzati un film e un musical in quel di Broadway.


Riarrangiato per strumenti da camera e percussioni, parte del repertorio di Fela Kuti (in cui si riscontrano influenze funk, jazz e di musica cubana) è stato infatti riletto ‘all’italiana’, perché, come dice Marco: “noi siamo italiani, viviamo in Italia e possediamo elementi musicali che all’estero ci invidiano: uno su tutti, la musica classica”. Il cd Shrine On You. Fela Goes Classical è stato registrato dal vivo al Teatro Comunale di Russi, vicino Ravenna, nel dicembre 2010 e pubblicato dalla Sidecar l’anno scorso.
Il primo dei video legati a queto articolo ci mostra Marco Zanotti impegnato in un intenso drum solo, mentre il secondo  fa riferimento alla registrazione di Shrine on You, album in cui clavicembalo, viola da gamba, flauto, oboe, fagotto, clarinetto, contrabbasso e violino convivono assieme alla batteria e alle percussioni dell’Africa Occidentale. Gli strumenti classici si trovano così a dialogare con le ritmiche originali dell’afrobeat, dello highlife, del funk e della cultura ritmica yoruba.
Buon divertimento!

Classica Orchestra Afrobeat

http://classicafrobeat.com/

Le basi del Tambourine

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Paper2Media, Tutorial

Pete Lockett uno dei più apprezzati e premiati percussionisti al mondo, ha voluto offrirci, per il numero inaugurale di Drumset Mag, una lezione sull’uso di uno strumento piccolo, ma oltremodo utile quale il tambourine e molto più complesso di quanto si possa credere.
A prescindere dalla forma (da quella a ‘D’ o a mezza luna a quella circolare, da quella a forma di stella o di bacchetta), il tambourine ha una struttura semplice, costituita da un telaio che ha numerose serie di piattini di metallo inseriti al suo interno.
Nel video collegato a questo articolo il nostro Antonio Gentile mostra le due tecniche di scuotimento illustrate sulla rivista dal buon Pete Lockett, quella detta ‘da un lato all’altro‘ e quella chiamata ‘metodo maniglia‘, e come ottenere gli accenti. Buona visione e buono studio!

 

Solo # 19 da Alfred’s Drum Method Book 1

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Paper2Media, Tutorial

 Per la didattica del primo numero di Drumset Mag la Alfred Music Publishing ci ha concesso di pubblicare il Solo per rullante numero 19 tratto da uno dei suoi best seller, l’Alfred’s Drum Method Book 1, un titolo che festeggia nel 2012 i suoi primi 25 anni e che continua a essere tra i metodi più venduti al mondo.

Del solo, pubblicato sulla rivista, trovate nel video collegato a questo articolo l’esecuzione a opera degli autori, Sandy Feldstein e Dave Black. Si tratta di un solo basato sulle acciaccature, o flam, per eseguire il quale  vi consigliamo di studiare la una pagina di studi preparatori dedicata ai Flam Rudimets che riportiamo di seguito.

Partitura

Tutorial: Solo #19 (da: Alfred’s Drum Method – Book I)

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