Daniel Adair

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Musicians, Paper2Media

Ecco quattro ‘consigli’ che il protagonista della spotlight di Drumset Mag n. 4 (luglio/agosto), il formidabile Daniel Adair, noto ai più per la militanza nella band Nickelback, regala a tutti i giovani batteristi desiderosi di sfondare nel mondo della musica.

1) Prendete lezioni da maestri qualificati. Ci sono un sacco di pessimi maestri in giro, soprattutto su Internet, che insegnano tecnica terribile a partire dall’impugnatura. Se le bacchette si impugnano male, troppo rigidamente e non si sfrutta a sufficienza il fulcro le mani assorbono tutto lo shock dei colpi. Questo è il modo più facile per beccarsi una tendinite o infiammazioni al tunnel carpale. Quindi uso del fulcro e impugnatura sicura, ma rilassata.

2) Fate pratica con il click, andateci anche a dormire se necessario: fill, groove, tutto dev’essere studiato con il metronomo perché in studio di registrazione, in contesti professionali, vi verrà chiesto di saper suonare sul click e se non sarete in grado di farlo perderete l’ingaggio.

3) Se siete intonati, cantate. Ho avuto molti ingaggi con cover band, superando nelle selezioni batteristi indubbiamente più bravi ed esperti di me, proprio perché sapevo cantare. E i cantanti adorano avere qualcuno che sappia fare i cori, o che magari canti qualche pezzo mentre fanno una pausa.

4) Ultimo consiglio, ma non per ordine di importanza: non siate delle teste di cazzo. Non voglio fare nomi, ma ho visto un sacco di batteristi emergenti decisamente bravi che non vengono ingaggiati per via di certi loro atteggiamenti. Hanno già modi da rockstar perché sì, sono indubbiamente straordinari, ma nessuno li assume o vengono licenziati subito perché nessuno riesce a conviverci sul tour bus. Abbiate un atteggiamento positivo, imparate a gestire lo stress e a tenere per voi le lamentele. Se avete qualcosa sul groppone prima o poi finirete per sputarlo fuori e spesso è controproducente”.

Discografia

Con Dave Martone: Zone (1999), A Demon’s Dream (2002), When Aliens Come (2006, con la partecipazione di Gene Hoglan), Live in Your Face DVD (’07), Clean (2008).
Con 3 Doors Down: Another 700 Miles (2004), 3 Doors Down Live DVD (2005), Seventeen Days (2005).
Con Nickelback: All the Right Reasons (2005), Dark Horse (2008), Here and Now (2011).
Altre collaborazioni: Suspect, Suspect (2003); Theory of a Deadman, Gasoline (2005); Bo Bice, The Real Thing (2006); Faber Drive, Seven Second Surgery (2007); Jet Black Stare, In this Life (2008); David Anthony Project, Time (2008); Burn Halo, Burn Halo (2009); Sherry St. Germain, Kick Out the Lights (2009); Thornley, Tiny Pictures (2009); Yakup Trana, FMSR (2009); Faber Drive, Can’t Keep a Secret (2009); Aaron Pritchett, In the Driver’s Seat (2010); My Darkest Days, My Darkest Days (2010).

www.danieladair.ca   www.nickelback.com   www.davemartone.com

Odery Eyedentity Series

Written by BOB Baruffaldi. Posted in Paper2Media, Test

Il produttore brasiliano sta realizzando alcuni modelli di drumset prodotti in Cina con un prezzo finale che li rende accessibili ai batteristi di ogni livello e con qualsiasi tipo di budget. Sul numero 4 di Drumset Mag abbiamo provato un set della serie Eyedentity composto da una cassa da 22” x 18”, due rack tom da 10” x 8” e 12” x 9”, due floor tom da 14” x 13” e 16” x 15” e un rullante da 14” x 6”, con finitura di tipo satinato denominata Imbuia Fade. I fusti sono realizzati interamente in acero del Nord America, con uno spessore di 5.5 millimetri per i tom e i floor tom (sette strati) e di 7.2 millimetri per le casse e i rullanti (sei strati). I cerchi sono tutti del tipo a tripla flangia, mentre i blocchetti singoli (a eccezione del rullante) toccano il fusto solo in due punti e restano in qualche modo sospesi e isolati tramite degli appositi spessori in gomma.
La cassa ha un suono abbastanza potente e controllato anche senza materiale di sordina all’interno del fusto, la quantità di frequenze basse a disposizione è ottima, così come il volume, che contribuisce a un’ottima presenza complessiva.
I tom rappresetano uno dei veri punti di forza di questo set, con un suono rotondo e incredibilmente definito, assenza pressoché totale di armonici e risonanza abbastanza controllata. La nota è molto precisa e il suono risulta articolato su un’ampia gamma di frequenze, con quelle basse molto presenti. I floor tom sono molto potenti e abbastanza controllati e si fanno sentire con decisione. Il rullante ha un suono dotato della giusta quantità di armonici, mai fastidiosi, gode di un’ottima presenza del corpo e di un buon volume generale. La sensibilità è eccellente.
Le virtù della Odery Eyedentity sono ben evidenziate dalla performance del formidabile Carmine Landolfi, immortalato in questo video girato presso il negozio Acustica di Napoli, che ringraziamo per averci messo lo strumento a disposizione per il test.

Follow You Home Intro

Written by Edoardo Sala. Posted in Paper2Media, Tutorial

La luce dei riflettori di Drumset Mag si è accesa su Daniel Adair nel numero 4 della rivista (luglio/agosto 2012). Nella prima sezione Stolen Moments dedicata al batterista di Nickelback, Martone e altri, il nostro collaboratore Mauro Porcu ha trascritto per voi l’intro di “Follow You Home”, tratta dall’album “All the Right Reasons”. A questo proposito lo stesso Adair ha dichiarato: “Ho avuto la possibilità di aprire l’album All the Right Reasons con un lavoro di doppia cassa à la Donati, che è una specie di proclama: “salve, sono il nuovo batterista!”. Non c’è che dire , davvero un bel biglietto da visita. Buono studio…

I Groove Di Daniel Adair

Written by Edoardo Sala. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

La copertina del numero di luglio/agosto di Drumset Mag (n. 4) è dedicata a Daniel Adair, del quale abbiamo trascritto alcuni groove tratti da due cd della band Nickelback: All the Right Reasons del 2007 e Black Horse del 2008. Da questi album abbiamo tratto i groove relativi ai brani S.E.X e Photograph di cui si parla nei video collegati a questo articolo.

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Reggae Drumming 3 – One Drop – Steppers – Rockers

Written by Marcello Piccinini. Posted in Paper2Media, Tutorial

Il reggae è caratterizzato dal ruolo primario del basso che suona su forme più sincopate e più lente rispetto a quelle dei generi musicali precedenti, come lo Ska e il Rocksteady, e da testi densi di riferimenti all’ideologia rasta e alla condizione dei giovani neri sottoproletari. Nell’articolo didattico pubblicato sul numero di luglio/agosto di Drumset Mag, oltre a illustrare origine e sviluppo di questo genere musicale, vengono trascritti i groove e gli esercizi che trovate eseguiti in questo video. Buona visione e buon divertimento.

Kanjira Remo

Written by Antonio Gentile. Posted in Paper2Media, Test

La Kanjira della Remo ha l’ambizione di essere il più fedele possibile all’originale dell’India del Sud, realizzato in un unico pezzo di legno e dotata di una pelle di rettile indigeno (varanus bengalensis). Il varano del Bengala è però annoverato tra le specie protette e l’esportazione di strumenti con pelli di questo animale è stata vietata. La Remo ha pertanto realizzato uno strumento con le stesse caratteristiche sonore, impiegando materiali ecosostenibili. La pelle sintetica Skyndeep riproduce fedelmente all’occhio e al tatto l’aspetto e la grana della pelle di rettile. Il risultato è molto interessante anche dal punto di vista acustico. Ma le particolarità della Kanjira Remo non finiscono qui, come spiegato nel test che pubblichiamo sul n. 4 di Drumset Mag. Quanto al suono, godetevi il video collegato a questo articolo, che vede all’opera il maestro inglese Pete Lockett.
Buon divertimento!

Piatti Bosphorus Latin Series

Written by Antonio Di Lorenzo. Posted in Paper2Media, Test

Questi piatti rimpiazzano nel catalogo Bosphorus la serie firmata da Ignacio Berroa. Sarebbe riduttivo pensare che simili strumenti siano adatti solo al genere latin; i due ride che abbiamo provato sul numero 4 di Drumset Mag si sono mostrati versatilissimi e adatti a generi diversi e anche lontani da quello cui fa esplicito riferimento il nome della serie di appartenenza. La prova da noi effettuata è stata fatta su i due piatti principali della linea, i ride da 20 e 22 pollici che, pur simili nelle caratteristiche strutturali, si sono dimostrati molto diversi per sonorità e comportamento sul campo, come risulta evidente dal video collegato a questo breve articolo.
Pace e Amore.

Latin Drumming 3

Written by Emanuele Smimmo. Posted in Paper2Media, Tutorial

Con l’ultimo incontro dedicato ai tempi dispari nella musica latina, pubblicato sul n. 4 di Drumset Mag, mi sono prefisso l’obiettivo di fornirvi abbastanza elementi per affrontare liberamente l’improvvisazione con un qualsiasi tempo dispari. Non solo quindi con una pulsazione in 5/8, come visto nei numeri di maggio e giugno, ma – cambiando il tipo di ostinato con i piedi – utilizzandone ad esempio una in 7/8. Tutti gli esercizi riportati hanno la finalità di esplorare soluzioni ritmiche che ci diano maggiore disinvoltura e ci aiutino a risolvere le principali difficoltà che si possono incontrare quando proviamo a suonare e improvvisare liberamente con questi ostinati. Il punto di arrivo deve essere quello di avere una totale libertà di espressione quando suoniamo un tempo dispari, simile alla disinvoltura con la quale affrontiamo un tempo comune come il 4/4 o il 3/4. Buon lavoro.
Video 1

Video 2

Video 3

Video 4

Rullante Craviotto Limited Diamond Tube Lugs

Written by Antonio Di Lorenzo. Posted in Paper2Media, Test

Un grande artigiano e costruttore contemporaneo di tamburi come Johnny Craviotto, memore della lezione del passato, si è cimentato nella costruzione di una serie di rullanti in mogano del Perù, tra cui il meraviglioso 14” x 4” che abbiamo testato sul numero 4 di Drumset Mag. Uno strumento finemente lavorato, con tube lugs di qualità, finiture curatissime, cerchi a tripla flangia, fusto in mogano con cerchi di rinforzo…

Il nostro cuore ha ceduto a una simile bellezza, per diventarne schiavo totalmente dopo averlo suonato. Dopo il Ludwig Down Beat non avevo mai più ascoltato un rullante di simili dimensioni di tale bellezza: c’è tutto in questo tamburo: corpo, pacca, sensibilità, volume e bellezza di suono.
Pace e Amore.

Gianni Cazzola

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Musicians, Paper2Media

Una delle interviste del numero 4 di Drumset Mag è dedicata a uno dei migliori jazzisti italiani, Gianni Cazzola, un batterista dal curriculum ricchissimo di collaborazioni con nomi di primo piano, tanto del panorama jazzistico nazionale quanto di quello internazionale. Basti citare tra tutti Billie Holiday, Sarah Vaughan, Johnny Griffin, Art Farmer, Pepper Adams, Lee Konitz, Gerry Mulligan, Bob Berg, Tommy Flanagan, Phil Woods, Ray Brown, Clark Terry, David Liebman, Steve Grossman, Steve Lacy, Benny Golson, Clifford Jordan, Eddie Gomez, Barney Kessel, Tom Harrell…
Oltre a essere ancora un apprezzatissimo sideman, Gianni Cazzola è a sua volta leader di propri gruppi, l’ultimo dei quali ispirato a uno dei suoi idoli batteristici, “Buhaina” Art Blakey.
Nel video collegato a questo articolo, girato ai primi di giugno, vediamo Cazzola impegnato in una fitta serie di scambi da otto e poi quattro battute con gli altri componenti del Turin Hammond Jazz Quartet (Max Gallo, chitarra, Claudio Chiara, alto sax, Alberto Gurrisi, tastiere). Il brano eseguito è “Voyage” di Kenny Barron. Buon divertimento.

 

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Valter Sacripanti

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

Uno dei protagonisti dei “face to face”, ossia delle interviste di Drumset Mag n. 4 è nato ad Amelia, in Umbria, nel giugno 1965. Dietro alla batteria da quando aveva 13 anni, ha studiato con Ettore Fioravanti, Walter Martino, Roberto Gatto, Agostino Marangolo e maturato parecchia esperienza si in campo rock sia con orchestre di musica leggera. La gavetta gli è servita per approdare a lavori molto più prestigiosi, quali le collaborazioni live con Nek, Ivan Graziani, Loredana Berté, Paola Turci, Ricky Portera, Simone Cristicchi, il trio di Massimo Varini e Frankie Hi Energy, Andrea Febo, Scarlatto…
La sua discografia parla di Nek (Lei, gli amici e tutto il resto, 1996; In due, 1998; La vita è, 1999), Los Reyes (Gipsy Legend, 1998), Mario Lavezzi , Berté, Cristicchi, Lola-Ponce e Joe Di Tonno, Maurizio Fabrizio…
Dal punto di vista didattico, Valter Sacripanti è attivo come docente di batteria presso il NAMS di Rieti, la Jungle Music di Narni e la Roma Rock School. Tiene corsi di musica d’insieme con il progetto fusione TRIO (Massimo Varini, Andrea Rosatelli) nelle scuole più importanti d’Italia.
Da diversi anni ormai Sacripanti si occupa anche di produzione artistica e arrangiamento ed è chiamato a far parte della giuria in importanti manifestazioni nazionali (dal 2005 presidente di giuria a Sanremo Rock, è anche tutor del Tour Music Fest).

Nel video collegato a questo articolo, Valter ci mostra il groove di “Giovani”, un brano di Gioel, artista che sta producendo nell’ambito del CET (Centro Europeo di Toscolano, la scuola di perfezionamento musicale diretta da Mogol). Si tratta di una ballad orchestrata su tutto il set, la cui trascrizione è pubblicata sulla rivista Drumset Mag. Buon divertimento!

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Davide Merlino

Written by Davide Merlino. Posted in Paper2Media, Tutorial

Dalla prima puntata della rubrica Unorthodox Behaviour, che trovate ogni mese su Drumset Mag,  vi sto chiedendo di parlare con il vostro strumento. Sul numero di aprile avevamo infatti analizzato come affrontare il nostro set, come ci si può porre con gli altri musicisti, l’interplay da cercare (anche con il pubblico) e il modo in cui si può sperimentare qualcosa di nuovo.

Nel numero di luglio/agosto ho analizzato degli esempi storici: partiture, album, musicisti, per illustrare diversi modi di comunicare.
Nel video collegato a questo breve articolo ho registrato cinque minuti di delirio serale a casa Merlino: pennellate, immagini, colori, ruggiti dal sottosuolo e uccelli che scappano impazziti. Il tutto su un set poco ortodosso (ovviamente!).
Ho infatti utilizzato due rullanti montati al contrario (da 10″ e 14″) per poter ‘grattare’ sulla cordiera;  davanti alla cassa ho appoggiato un ride per aver un suono vibrato-sporco; ho usato varie catene e sonagli per rovinare i piatti, oltre a un archetto per contrabbasso e un tubo elettrico.

David Pecchioli

Written by Alfredo Romeo. Posted in Musicians, Paper2Media

Il protagonista della rubrica che Drumset Mag dedica ai talenti emergenti è riservata sul numero di luglio/agosto a un giovane batterista fiorentino che è molto più di una bella promessa. Dopo aver avutoancora adolescente le prime esperienze professionali, tra il 2007 e il 2008 David Pecchioli si è fatto notare vincendo nella categoria under 18 i concorsi Drummers of Tomorrow (Mapex & Casale Bauer) e Batteristi in erba (FBT). Di lì a poco la chiamata di Alessandra Amoroso, che lo vuole con sé nel Senza nuvole Tour 2010, dandogli modo di esibirsi nei maggiori teatri e palazzetti d’Italia e di suonare con musicisti di valore (Simone Papi e Giacomo Castellano, tra gli altri). Di nuovo con la Amoroso nel tour 2011 Il mondo in un secondo, nei momenti liberi David suona con la Bakkano, tribute band di Gianna Nannini, e di recente è stato chiamato per un trio da Riccardo Onori e Franco Santarnecchi (rispettivamente chitarrista e pianista già accanto a Jovanotti). Nel video collegato a questo breve articolo, registrato alla scuola di batteria di Firenze FreeStroke” diretta dal maestro Alessandro Casci, Alessandro si cimenta con il brano “Once and for All” di Lynne Timmes Carlock.

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Ellade Bandini: Jamin-A

Written by Mario A. Riggio. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

La fase finale della vita musicale di Fabrizio De André è stata caratterizzata dal suono di Ellade Bandini (protagonista della rubrica Heroes del numero 4 di Drumset Mag), che dal vivo ha reinterpretato tutte le parti di batteria delle canzoni dell’autore. Particolarmente interessante è l’arrangiamento di “Jamin-a”, un brano in lingua genovese tratto dall’album Creuza de ma, che in origine era stato suonato da Walter Calloni. Il testo è dai contenuti espliciti e racconta di Jamin-a, la compagna di un viaggio erotico che ogni marinaio pretende di trovare (a pagamento) in ogni porto.
Bandini è riuscito a reinterpretarne l’andamento, inserendo l’hi hat (in origine sovrainciso) per amalgamare il groove. Ne nasce una ritmica ripetitiva, “quasi un mantra” – dice il batterista ferrarese, senza fill, ma dal grande impatto percussivo. Le immagini, riprese durante un recente seminario alla scuola Music Line di Genova, ci mostrano il coinvolgimento del pubblico in un handclapping che cade su misure inusuali. Ecco un’ottima dimostrazione di come, grazie agli arrangiamenti di Mauro Pagani, la composizione di un cantautore può essere trasformata in un brano di grande musica.

Sound & Technology – MATERIALI E TIPOLOGIE DI COSTRUZIONE

Written by Alessandro Bagagli. Posted in Paper2Media, Tools, Tutorial

Nel video che segue si parla della costruzione dei fusti di una batteria, e in particolare dei materiali normalmente utilizzati, che sono in primis il legno, quindi i metalli e le leghe metalliche (utilizzate soprattutto per i rullanti) e l’acrilico. La tecnica costruttiva più diffusa è quella del legno in multistrato, con vari fogli di legno piegati e incollati tra loro utilizzando una colla di tipo vinilico e inseriti all’interno di un cilindro in acciaio.
Con la tecnica di costruzione di un fusto a doghe si incollano tra loro delle doghe rettangolari in massello. I fusti così costruiti hanno la particolarità di avere un suono pieno e armonico, ma sono forse sensibili più del multistrato alle variazioni termiche.
Altra tecnica, più costosa e rara, è quella che utilizza un unico pezzo di legno in massello, una tavola di legno spessa anche fino a 3 cm, piegata a caldo con l’utilizzo del vapore che, ammorbidendo le fibre della tavola, rende possibile la sua piegatura intorno a un cilindro del diametro necessario. Alla fine del processo vengono incollati i due lembi per chiudere il cilindro.
I metalli più utilizzati per la costruzione di fusti sono l’alluminio, l’ottone, il bronzo, l’acciaio, il rame. Ancora oggi esistono artigiani che producono e commercializzano non solo rullanti, ma batterie complete fatte in metallo, in alluminio per la precisione.
Resta un ultimo materiale, l’acrilico; i fusti costruiti con questo materiale sono adatti al batterista alla ricerca di un suono definito, con pochi armonici e una frequenza ristretta, per un suono decisamente controllato.

Rock Drumming 3 – Anni 2000 – 2010

Written by Daniele Giovannoni. Posted in Paper2Media, Tutorial

In questo terzo e ultimo appuntamento con la batteria rock si parla di Carter Beauford e Gavin Harrison. Due mostri sacri dotati di tecnica, musicalità e personalità tali da farli entrare di diritto nell’Olimpo dei grandi del rock. Nel video collegato a questo articolo, a sua volta collegato al n. 4 della rivista Drumset Mag, suonerò due brani. Il primo è “Grey Street” della Dave Matthews Band, per omaggiare il grande Carter Beauford, un ‘portatore sano’ di novità.
Il secondo brano è invece “Unsettled” del’artista 05Ric, e il batterista di cui parliamo è mr. Gavin Harrison, un altro musicista incredibile, da anni considerato il miglior batterista prog-rock al mondo. Buono studio e buon divertimento.

Tama Starphonic Satin Cherry Limited Edition e Spotted Gum

Written by BOB Baruffaldi. Posted in Paper2Media, Test, Tools

I due nuovi rullanti Starphonic condividono i  cerchi Grooved Hoop, dallo spessore di 1.6 millimetri, la cui peculiarità principale consiste nel non avere fori in alcun punto della loro superficie. I tiranti si agganciano direttamente ai cerchi tramite una piccola placca metallica appositamente conformata. Il sistema Linear Drive gestisce la tensione della cordiera attraverso la relativa macchinetta (molto bella esteticamente), che agisce tramite una levetta che scorre ‘parallelamente’ al fusto. Il rullante Satin Cherry Limited Edition viene realizzato utilizzando dodici strati di ciliegio per uno spessore totale di sei millimetri.

 

Il suono è abbastanza chiaro e aperto (diverso da tutti gli altri Starphonic), ma comunque definito, e si articola su un ampio range di frequenze, con una quantità di armonici non elevata. Ottime la presenza del corpo e grande la dose di volume a disposizione. La risposta e la sensibilità della cordiera sono semplicemente incredibil. Il rullante Natural Spotted Gum è invece realizzato con un’essenza australiana della famiglia denominata Corymbia maculata (eucalipto): nove strati per uno spessore totale di sei millimetri. Il suono ha una grande personalità e si articola su un’ampia gamma di frequenze, con la presenza notevole di quelle estremamente basse. Il corpo è molto presente e il volume a disposizione è ottimo, mentre gli armonici sono ben controllati e garantiscono una grande definizione sonora generale. L’attacco è molto definito e la risposta sempre assai morbida in qualsiasi situazione. La reazione alle diverse tensioni è costante e permette al suono di rimanere valido anche in condizioni estreme. Molto versatile.

I groove di Ray Luzier

Written by Edoardo Sala. Posted in Paper2Media, Tutorial

Anticipata diversi mesi prima dallo spiazzante singolo “Get Up!”, l’ultima fatica dei Korn per Roadrunner Records, The Path Of Totality, non poteva che dividere la numerosa schiera di fan che da anni segue gli inventori di un certo modo di suonare nu metal, visto il tentativo di affidare le sorti del disco ai migliori Dj DubStep.

Esaltato dall’umanità di un grande batterista quale Ray Luzier, il suono di batteria ‘pompa’ al punto giusto senza risultare finto; spogliata dei samples rimane un’ottima prova, batteristica, moderna e piena di idee e pad elettronici…

I tre groove esaminati sono quelli dei due singoli, rispettivamente “Get Up” e “Narcisistic Cannibal”, e di “Chaos Lives in Everything”. Buon divertimento!

 

 

 

 

 

 

Jammit

Written by Carlo Marzo. Posted in Paper2Media, Tutorial

L’app di cui parliamo questo mese è dedicata ai minus one. Con il suo ausilio potremo suonare i brani più famosi delle migliori band degli ultimi 50 anni in versione originale, ma senza la traccia di batteria. Il suo funzionamento è semplicissimo: abbassando totalmente il fader del volume della batteria potremo utilizzare la base per suonarci sopra, oppure potremo studiare ascoltando contemporaneamente alla nostra esecuzione la track della batteria come guida. Per quanto concerne il profilo didattico,  sono molto interessanti le funzioni SLOW e LOOP: la prima ci consente di rallentare il brano di una certa percentuale e quindi di poterlo studiare più lentamente, mentre il secondo ci consente di scegliere una sezione del brano da suonare a ripetizione; le due funzioni, inoltre, si possono utilizzare anche contemporaneamente per studiare i passaggi più ostici.
Per il momento sono disponibili 150 brani (la lista è in continuo aggiornamento) nei generi più diffusi, tra cui Rock, Hard Rock, Metal, Progressive Rock, Pop, Funk, Heavy Metal, Punk, Ska, ecc. L’applicazione è gratuita, ma per poterla utilizzare è necessario acquistare i singoli brani prescelti, per un prezzo variabile (da 99 cent. di dollaro a 5 dollari e 99).
Buon divertimento e appuntamento alla prossima!

Djembrush

Written by Francis P. Pellizzari. Posted in Paper2Media, Tutorial

Nella rubrica didattica Djembrush pubblicata nel numero 2 di Drumset Mag si parla dell’utilizzo della spazzola, impugnata da una sola mano, nella nuova e originale tecnica escogitata da chi scrive e denominata appunto Djembrush. Praticando questo sistema, ci si può sbizzarrire e divertire studiando i rulli, i paradiddle e tutte le altre ginnastiche della NARD (National Association of Rudimental Drummers). Questa tecnica che consiste nel picchiettare con una mano la spazzola dall’alto; emesso il colpo, la spazzola lascerà la pelle per permettere all’altra mano di suonare il secondo colpo. Ripetendo i due movimenti alternati (mano destra che picchietta dall’alto e sinistra che ribatte il colpo) otterremo un Single Stroke Roll, ovvero un rullo a colpi singoli (un colpo per ogni mano, in questo caso sulla stessa spazzola). Il mio consiglio è quello di non stringere troppo la spazzola con la mano che avete scelto di usare per l’impugnatura (in questo esempio la sinistra), permettendo così alla stessa di ottenere naturalmente il rimbalzo che verrà sfruttato dalla mano destra.

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