Ska

Written by Marcello Piccinini. Posted in Paper2Media, Tutorial

Nella mia rubrica pubblicata sul numero di giugno 2012 di Drumset Mag prendo in esame lo ska, un genere musicale che ha avuto origine in Giamaica nei primi anni ’60 ed è considerato, assieme al rock-steady, il precursore del reggae. La forte contaminazione da parte dei generi musicali statunitensi e il radicale cambiamento del mercato discografico in Giamaica favorirono la nascita dello ska, che per almeno un cinquantennio caratterizzò il panorama musicale dell’isola e non solo. Accostando le progressioni di accordi blues e le linee di basso del boogie con i ritmi della tradizionale chitarra da accompagnamento, e con una varietà di testi che spaziava da temi leggeri e privi di significato a quelli più duri di denuncia sociale, lo ska ebbe grande successo attraverso band come The Skatalites, The Wailers e artisti come Prince Buster e Derrick Morgan. L’ondata migratoria dalla Giamaica all’Europa fece sì che lo skasviluppasse una seconda corrente in Gran Bretagna, dove già era conosciuto col nome di Bluebeat; alla fine degli anni ’70 gruppi come The Specials, Madness e gli stessi Police contribuirono a una forma più veloce e ibrida, la cosiddetta seconda ondata, o Second Wave of Ska. Negli anni ’90 The Mighty Mighty Bosstone, The Toasters e i Fishbone fusero le ritmiche ska a linee vocali e melodiche più pop dando vita alla Third Wave of Ska.

Tempi dispari 2

Written by Emanuele Smimmo. Posted in Paper2Media, Tutorial

Nella rubrica dedicata al batterismo latin pubblicata sul numero 3 di Drumset Mag, continuiamo a sviluppare il discorso intrapreso sul numero precedente della rivista, volto a sviluppare un groove latin in 5/8. Nell’appuntamento di maggio vengono proposti alcuni esercizi di coordinazione e indipendenza utili a consolidare ancora di più la nostra libertà di movimento con la pulsazione del 5/8 e con l’ostinato dei piedi a essa legato. Esercizi la cui esecuzione è proposta nel video collegato a questo articolo. Buon lavoro.

Anni ’80 & ’90

Written by Daniele Giovannoni. Posted in Paper2Media, Tutorial

Nella rubrica dedicata ai batteristi del rock pubblicata nella sezione didattica di Drumset Mag n. 3, giugno 2012, mi occupo di due grandi musicisti che hanno caratterizzato gli anni Ottanta e Novanta dello scorso secolo: Stewart Copeland e Dave Grohl. Del primo viene preso in esame e riproposto in video il brano inciso con i Police intitolato “Don’t Stand so Close to Me” tratto da Zenyatta Mondatta del 1980: oltre a essere il singolo che ha lanciato il disco, è la sintesi di quel reggae-rock che ha contaraddistinto i Police e il drumming di Stewart Copeland. Di Dave Grohl ho invece analizzato “In Bloom”, inciso con i Nirvana nel cd  Nevermind del 1992. Grohl, come più volte ha dichiarato, aveva come modello John Bonham, e dal batterista degli Zeppelin ha ereditato l’essenzialità, la potenza sonora e la capacità di suonare le cose giuste al momento giusto.

Tuning

Written by Alessandro Bagagli. Posted in Paper2Media, Tutorial

Nella rubrica didattica Sound & Technology del numero di maggio di Drumset Mag si parla di pelli, delle loro caratteristiche, del materiale impiegato nella loro costruzione, della loro origine (in principio si trattava di membrane naturali, ossia ricavate da vere e proprie pelli animali) e della loro evoluzione, delle tipologie più facilmente reperibili sul mercato. A prescindere dal tipo di pelle utilizzato, nel video collegato a questo articolo vediamo alcuni principi basilari della complessa arte dell’accordatura.

Si ringrazia il negozio Cherubini di Roma per aver fornito le pelli utilizzate nel video.

Gretsch Name Band Sunset Satin Flame

Written by Antonio Di Lorenzo. Posted in Paper2Media, Tools, Vintage

La Name Band, batteria di punta in casa Gretsch negli anni ’60, nacque dai consigli del grande Dave Tough, dell’orchestra di Benny Goodmann, che chiese alla ditta di Brooklyn di costruirgli una cassa più piccola, più facilmente trasportabile in città. La Gretsch gli costruì un set con una cassa da 20”. I due tom invece rimasero delle dimensioni standard: rack tom da 13” e floor tom da 16”. Il set è tuttora versatilissimo! I tom si prestano a molteplici accordature e la cassa da 20” x 14” è un concentrato di punch e toni bassi; i tom sono capaci di escursioni timbriche incredibili e di accordature molteplici; intonazione bassa per un uso pop o rock oppure, tiratissimi, mantengono quel suono ‘grasso’ che tanto fa impazzire i jazzmen più incalliti. Il rullante in legno da 14” x 5,5” Name Band a 8 tiranti, è equipaggiato con quella che fu la novità del catalogo Gretsch 1969, la macchinetta tendi cordiera denominata Lightning Throw Off nella sua prima versione, con la levetta alla sinistra e non centrale, come sarebbe stato negli anni ’70. Il rullante di legno era un optional su questa batteria nel catalogo del 1969 perché, sulla scia della Ludwig, oramai quasi tutti i set venivano forniti con il rullante in metallo di serie. Altra grande particolarità custom order di questo strumento sono le meccaniche reggitom: come spesso succedeva all’epoca, i batteristi si facevano montare meccaniche anche di altre ditte, ritenute più funzionali, come in questo caso, con il braccetto reggitom Slingerland (le altre meccaniche del set sono le classiche Gretsch Floating Action). La finitura è rarissima: la Sunset Satin Flame non è mai apparsa su catalogo (per questo molti la chiamano erroneamente Salmon Satin Flame).
Pace e Amore

Photogallery

  • Gretsch Name Band sunset satin snare
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  • Gretsch Name Band pedal

Congas Toca Traditional Series

Written by Antonio Gentile. Posted in Paper2Media, Test, Tools

I fusti delle congas Traditional sono realizzati in doghe di quercia asiatica. Il profilo dei fusti è a pancia media, con un disegno che la stessa casa produttrice definisce slanciato, tutto sommato fedele alla tradizione cubana.

Anche le meccaniche, molto robuste, sono di tipo tradizionale, memtre le pelli sono di bufalo orientale. Disponibili in tre misure standard e due colorazioni, queste congas hanno un rapporto qualità prezzo tra i più interessanti presenti sul mercato.

Il timbro è molto caldo e ricco di frequenze medie. Il suono è rotondo e morbido, per niente aggressivo. Sono strumenti docili e versatili, adatti a tutti gli stili. Della stessa serie  sono disponibili anche i bongos.

Clearsonic IsoPac A

Written by Alfredo Romeo. Posted in Paper2Media, Test, Tools

Le cabine IsoPac del produttore americano Clearsonic (azienda specializzata nella produzione di schermi in materiale acrilico per isolare strumenti e amplificatori sul palco o in sala di registrazione) garantiscono un buon livello di abbattimento delle emissioni (come testimoniato nel nostro video) e un sufficiente grado di isolamento acustico nei confronti dell’esterno. A determinate condizioni. Le cabine IsoPac A sono formate da pannelli (CSP, o Clear Sonic Panels) spessi un quarto di pollice (0,6 cm. circa), autoreggenti e abbastanza facilmente trasportabili, forniti dalla casa in differenti altezze, con la possibilità di aggiungere delle estensioni superiori. Ai CSP si aggiungono gli schermi Sorber, cuscini rettangolari di lana di vetro rivestiti in velcro, dello spessore di 1.6 pollici, che isolano acusticamente e, in combinazione con i CSP, assorbono parte dei suoni diretti o riflessi. I sorber possono avere le dimensioni di 60 cm. x 55 (S2) o di 165 x 120 cm (S5-2). La cabina è dotata di una copertura superiore realizzata tramite altri sorber di forma trapezoidale più un raccordo rettangolare, uniti da strisce di velcro e sostenuti tramite due leggere barre telescopiche in alluminio agganciate alla struttura di pannelli acrilici.
L’intera operazione di montaggio è documentata nel video collegato a questo articolo e richiede quasi tre ore di lavoro. I pannelli acrilici non avvolgeranno completamente la batteria, ma arriveranno grosso modo all’altezza del vostro sgabello, con i sorber più grandi che faranno da parete posteriore del box e da porta di ingresso alla cabina. La cabina resterà comunque aperta dietro le spalle, in alto: non bisogna quindi aspettarsi pretendere che possano costituire la soluzione finale per chi ha problemi nel suonare la batteria in un appartamento.

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  • Clearsonic IsoPac A - making of
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Taye Go Kit

Written by Antonio Di Lorenzo. Posted in Paper2Media, Test, Tools

Il set base della Taye Go Kit è composto da rullante 13” x 4”, cassa 18” x 7,5”, tre tom rispettivamente de 8” x 5”, 10” x 5,5”, 12” x 6”. La grande novità è l’aggiunta di un timpano con le gambette da 14” x 11”. Separatamente è possibile acquistare tre borse professionali dove alloggia l’intero set. I bordi risultano ben rifiniti a 45°, i fusti sono in multistrato di betulla e tiglio americano di buona qualità, con le venature del legno a vista. Il set è equipaggiato con pelli denominate Dynatone, ottime ed efficaci come resa.
Personalmente ho sempre resistito per anni alla tentazione di questo Go Kit, che però in poche settimane si è conquistato il plauso di tutti coloro che mi circondano, dal pianista con cui suono, al drum tech che trasporta e monta lo strumento, dal proprietario del club a quello dello studio di registrazione. Per finire al sottoscritto, che alla fine ha ceduto alle lusinghe di questo attrezzo, perché la sua schiena… comincia a dare segni di cedimento! Tenendo presente la facilità con cui è poi possibile customizzarlo (con un proprio rullante, o con altri suoni che lo spazio risparmiato ci consente di utilizzare) consiglio caldamente questo set che ha un costo accessibile, pari alla qualità con cui è costruito, e che tornerà di grane utilità per una serie infinita di situazioni lavorative, come prove, concerti in piccoli posti, ma anche in grandi, data la possibilità di amplificarlo facilmente e con ottimi risultati.
Pace e Amore

Davide Billia

Written by Elena Secci. Posted in Paper2Media, Tutorial

Autodidatta, giovane e assai promettente, Davide “Brutal Dave” Billia è il nuovo batterista della storica band Antropofagus, tornati alla ribalta con Architecture of Lust, un nuovo album distribuito dall’etichetta americana Comatose Music.

A 15 anni nella sua prima band, gli Halphas, Billia nel 2006 entra nei Putridity, con cui pubblica Mental Prolapse Induces Necrophilism, e nel 2008 anche nei Septycal Gorge, altra band piemontese affermata in campo estremo con già un album alle spalle.

Con loro registra Erase the Insignificant e Degenerating Anthropophagical Euphoria. Chiamato dagli Antropofagus per completare le registrazione di un nuovo disco (a 10 anni di distanza dall’ultimo), “Brutal Dave” è stato definito dal suo leader “una garanzia in termini di potenza e velocità”.

Caratteristiche riscontrabili dal video collegato a questo articolo, in cui il drumming del musicista piemontese, alle prese con un brano degli Antropofagus, è ripreso da una videocamara dedicata.

Ruy Adrian Lopez-Nussa

Written by Gian Franco Grilli. Posted in Paper2Media, Tutorial

Venticinquenne, cubano, Ruy Adrian è un tipo tranquillo, che conversa con la calma di un veterano, ma in pedana si scatena elegantemente mostrando fermezza, tecnica prodigiosa e un’esplosività ritmica inusitate.  In sintesi, il suo drumming è un concentrato di accenti jazz, fusion, rock che fa risaltare il ritmo afrocubano d’una luce nuova, moderna. La scorsa estate si è esibito in vari festival jazz europei con l’Harold Lopez-Nussa Trio – combo guidato da suo fratello maggiore, pianista, e completato dal contrabbassista Felipe Cabrera – per il lancio dell’ultimo album El Pais de las Maravillas (World Village), in cui è ospite il sax portoricano David Sánchez.
Della sua formazione musicale, degli studi fatti a Cuba, della musica che si ascoltava in casa sua (il padre, Ruy Lopez Nussa, è uno dei musicisti che ha contribuito a creare maggiori opportunità alla batteria nell’ambito delle orchestre cubane, ed è autore di Ritmos de Cuba, prezioso manuale con cd) il giovane talento cubano ci parla nell’intervista pubblicata sul numero 3 di Drumset Mag, in edicola a giugno. Nel video collegato a questo articolo possiamo apprezzare un intero concerto dell’Harold Lopez Nussa Trio, registrato al Monte Carlo Jazz Festival 2010. Ruy Adrian è in particolare evidenza sulla seconda traccia, “Guajira” (in particolare da 5′ e 30″), e soprattutto nella terza, “La Jungla” (da 19′.00″).

Pier Foschi

Written by Luciano Beccia. Posted in Paper2Media, Tutorial

Considerato uno dei migliori batteristi Italiani, per 20 anni è stato il motore ritmico di Jovanotti, suonando al fianco anche di molti altri artisti quali Whitney Houston, Adriano Celentano, Terence Trent D’Arby, Laura Pausini, Nek, Piero Pelù, Ligabue, Cesare Cremonini…

Nell’intervista pubblicata sul numero di giugno di Drumset Mag l’estroso batterista parla soprattutto del suo primo album da leader, per batteria, voce (la sua) e pochi strumenti, che si alternano uno alla volta sulle varie tracce (tromba, o sax o pianoforte). Ne è scaturito un album originale e allo stesso tempo funzionale, con un bel suono di batteria, ottenuto con  un microfono alla cassa e due panoramici in una stanza grande e sonora. Il video collegato a questo breve articolo è stato registrato al Teatro degli Animosi di Marradi (FI), con Maurizio Piancastelli (trumpet & noise), Alessandro Cristofori (Rhodes & MS20, Telonio Mpc 5000 & FX.

Luis Abreu: Un Ricordo Personale

Written by Gian Franco Grilli. Posted in Paper2Media

Domenica 18 gennaio 2010, presso la Casa de la Cultura di Plaza all’Avana, ho scambiato per l’ultima volta una paio di battute prima con Jesús e poi con Luis Abreu, appena terminato il loro concerto alla Peña de la Rumba. Dopo aver ripercorso velocemente il nostro primo incontro a Bologna del 1982, due tour italiani con il Tropicana tra fine ’80 e ’90 e un concerto nel club La Rumba di Milano nel 2008, c’è stata la stretta di mano finale, con il sacro “cuìdate, hermano, un saludo a todo el mundo de allá”. Non prima però di avermi ricordato (non avevamo più toccato l’argomento da quel lontano dicembre) che gli strumenti a percussione di mia costruzione regalati loro nel 1982 – un gesto di solidarietà e amicizia – li avevano donati a una scuola di educazione musicale per ragazzini. Poiché tra quegli oggetti musicali c’era una versione di bongo a tre sonorità, abbiamo rifotografato mentalmente il momento in cui Luis, Jesus e Alfredo, con l’okay del leader Papin, acconsentirono che quell’eretico bongo potesse chiamarsi trongo, nome che buttai lì, senza nessuna logica, nonsense spontaneo e da due soldi:  cioè se bi significa due, e quindi bongo, tri ci portava dritti a trongo. E giù tutti a ridere del trongo nel mio piccolo appartamento pieno di amici e di qualche infiltrato latino, tutti curiosi di vedere e poter chiacchierare con quei quattro marziani cubani della percussione tra strade emiliane. E su quel nomignolo ridemmo di gusto tutti assieme anche nel 2010 all’Avana, mentre Jesús – rovistando nella sua automobile – cercava di mostrarmi una copia del loro ultimo dvd. Così, pensando alle parole di Luis, all’abbraccio e a quell’atmosfera allegra della rumba che nel frattempo i Tataguineros avevano provveduto a surriscaldare, voglio terminare a nome di tutti gli amici della percussione questo omaggio alla memoria dell’uomo e incommensurabile artista Luis Abreu.

Photogallery

  • Rumba de los Tataguineros
  • Papines 1988
  • Los papines 2010 Habana
  • Jesus Abreu
  • Jesus Abreu e il dvd Nunca es tarde si la rumba es buena
  • Alexander Luisito Yuliet e Luis Abreu
  • Alexander Luisito, Luis e Jesus, Habana 2010
  • Alexander, Luisito e Luis figli e padre de Papines
  • Luis Abreu Hernandez Habana 2010

Daniele Natalini

Written by Alfredo Romeo. Posted in Musicians, Paper2Media

Classe 1989, originario di Foligno (PG), studente in Farmacia, Daniele Natalini già dal 2009 suona con l’Orchestra Italiana Renzo Tomassini, una formazione da ballo che viaggia al ritmo di 110 serate l’anno.

Non male per un ragazzo poco più che ventenne, innamoratosi della batteria per ‘colpa’ del padre (a sua volta batterista), che a soli due anni lo ha spinto a provare.

Il talento era evidente, ed è stato coltivato grazie a studi fatti con ottimi maestri quali Fabrizio Sferra, Vincenzo Restuccia e Claudio Mastracci.

Nel video realizzato espressamente per Drumset Mag Daniele si cimenta in “Get in Line” della Gordon Goodwing Big Fat Band.

 

 

 

 

 

 

 

Intervista a Ray Luzier

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Paper2Media

La spotlight del numero di giugno di Drumset Mag si accende su Ray Luzier, il batterista dei Korn, intervistato lo scorso inverno a Milano dal nostro Edoardo Sala; all’incontro era presente, armato di telecamera, anche il collega Lorenzo Gandolfi di Chitarre, al quale dobbiamo le immagini in video dell’incontro.
Oltre a parlare del connubio tra acutica ed elettronica per l’ultima fatica discografica dei Korn, The Path to Totality, Luzier ci ha racontato dei suoi inizi e dei suoi studi musicali a Los Angeles, delle prime sostituzioni e di come è riuscito a farcela! Buona visione.

Photogallery

  • Ray Luzier on stage
  • Ray Luzier in concert
  • Ray Luzier (by Paul Griffin)
  • Ray Luzier MAAW
  • Ray Luzier
  • Korn in Los Angeles
  • Korn (by Rick Wenner)
  • Korn at Palladium
  • Ray Luzier

I groove di Steve Jordan

Written by BOB Baruffaldi. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

In questo video vengono mostrate le esecuzioni a velocità rallentata e reale di tre groove tra i più rappresentativi dello stile di Steve Jordan. Per una migliore comprensione e per lo studio nota per nota, sono state inserite le trascrizioni di ogni singolo groove. I brani scelti sono tutti tratti dal repertorio di John Mayer.

Waiting On The World To Change

In questo brano, tratto da Continuum di John Mayer (2006), Jordan esegue un groove tipicamente R&B, che deriva da quello suonato da Billy Griffin nel brano We’re A Winner degli Impressions di Curtis Mayfield (1967). La particolarità del brano sta nel fatto che la prima parte viene suonata marcando gli ottavi sul ride senza interpretazione, mentre la seconda parte viene suonata in terzine. Nella seconda misura del groove il back beat viene spostato sul levare del quarto movimento, creando così un effetto di sospensione davvero notevole.

Wait Until Tomorrow

In questo brano tratto dal repertorio del trio di John Mayer, e più precisamente dal CD live Try! (2005), Steve affronta con grande grinta un groove abbastanza stretto e difficile da suonare con la giusta precisione proprio perché cassa e rullante si rispondono senza tregua in un’atmosfera super funk. Il suono del rullante, molto tirato, definisce il suono di questo groove.

I Got A Woman

Sempre tratto da Try!, questo brano è stato scritto da Ray Charles e Renald Richard, ed è stato pubblicato come singolo nel 1954. Il groove pesca a piene mani nella tradizione R&B/Soul e viene suonato interpretando tutte le note trascritte in un modo che viene definito “swung”, una via di mezzo tra l’interpretazione tradizionale in terzine e le note suonate “dritte”, senza alcuna interpretazione. Questo modo di suonare deriva direttamente dal genere New Orleans/2nd Line. Lo hi-hat è suonato con una leggera apertura, mentre il backbeat sul secondo movimento è seguito da un altro accento sul relativo levare. Irresistibile.

Video:

Delay Groove

Written by Antonio Di Lorenzo. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

A soli 27 anni aveva già un curriculum di rilievo, diventato importantissimo quando ha ricevuto la chiamata per occupare lo sgabello del gruppo di musica leggera più longevo e famoso d’Italia, i Pooh. Un ruolo delicato, anche perché dopo l’abbandono dello storico Stefano D’Orazio Phil si è trovato a sostituire un grandissimo batterista quale Steve Ferrone. Ma il giovane musicista originario dell’Alta Badia non solo ha dimostrato di avere le carte in regola per quel lavoro, ma anche di avere tanto altro da dire in altri e per certi versi più impegnativi contesti musicali.
Sul numero di maggio di Drumset Mag Phil Mer ha trascritto le prime battute di un suo solo (“Delay Groove”) in cui emula l’effetto del delay riproducendolo ‘artigianalmente’ sul rullante. Di “Delay Groove” trovate il file audio con l’esecuzione della parte trascritta sulla rivista, mentre nel video collegato a questo articolo Phil Mer improvvisa su una base di basso e batteria da lui stesso suonati, mettendo in pratica alcune delle idee esposte nella sua intervista a Drumset Mag. Il brano si intitola “Naso”. Buon divertimento.

Video:

Il file audio in versione mp3:

Meinl 21″ Ghost Ride

Written by BOB Baruffaldi. Posted in Paper2Media, Test

Realizzato in maniera eccellente e non privo di una certa versatilità, questo nuovo ride della tedesca Meinl è firmato dal batterista dei Mastodon e fa parte della serie Mb8, per la cui costruzione si usa una lega di bronzo B8 e si ricorre alla martellatura computerizzata.
Indicato soprattutto per generi come rock e heavy, è un piatto dallo spessore medio/pesante, ping abbastanza definito, con un alone molto presente, ma mai eccessivo. La campana è molto tagliente e riesce a farsi sentire in qualsiasi situazione musicale.

Video:

I Groove di Glen Sobel

Written by Edoardo Sala. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial


Nonostante la relativa poca fama di cui gode in Italia, il batterista nativo di Los Angeles ha un curriculum vastissimo, dal quale emergono le collaborazioni con Alice Cooper, Paul Gilbert, Jennifer Batten e tanti altri…
Di tutto questo e della sua mentalità aperta Sobel parla nell’intervista pubblicata sul numero di maggio 2012 di Drumset Mag. In questo breve articolo per il nostro sito gli abbiamo invece chiesto qualcosa a proposito della sua collaborazione con un famosissimo musicista italiano.
Com’è nata la collaborazione con Vasco Rossi? E che esperienza è stata?
Suonare con Vasco è stata una bellissima avventura – la mia prima volta in Italia – nonché il tipico esempio di situazione dovuta a un buon rapporto lavorativo e personale con i colleghi di lavoro. Ricordo di essere stato chiamato la sera di mercoledì 8 settembre dal produttore Saverio Principini, con il quale avevo lavorato anni prima a LA: Matt Laug aveva dei problemi fisici e se avessi accettato l’ingaggio, il sabato successivo avrei dovuto suonare davanti a 40.000 persone! Conoscevo Vasco solo di nome, a LA è famoso per aver portato in Italia batteristi di rilievo come Aronoff, Castronovo, Colaiuta; era quindi un’occasione che non potevo perdere, anche solo per rispetto nei confronti di chi mi considerava all’altezza della situazione.
Dove hai fatto la prima data con Vasco?
In uno stadio in Sardegna, un posto meraviglioso e pieno di gente; abbiamo avuto solo tre giorni effettivi di prove prima dello show, perché tutta la produzione andava poi portata sul palco vero e proprio. Ricordo le persone accanto a me giustamente molto tese il giorno del concerto, ma dopo le prime due canzoni suonate senza problemi tutto è filato via liscio. Avevo le mie trascrizioni di fianco nel caso di vuoti di memoria, ma ero conscio di aver fatto bene i compiti a casa ed ero sicuro di quelli che stavo facendo. Entrare in una band a tour iniziato è sempre più difficile, gli altri membri del gruppo si erano abituati ai fill e ai groove di Matt Laug, dovevo cercare di suonare come lui, non potevo imporre il mio stile.
Come hai fatto a studiare in soli tre giorni lo stile di Matt?
Mi hanno mandato le registrazioni degli show precedenti e ho trascritto i passaggi fondamentali; tutto lo staff di Vasco si è dimostrato disponibile e gentile con me, in più la presenza di un amico come Stef Burns ha agevolato molto le cose. Molti amici stasera verranno infatti a vedermi con Alice Cooper: devo ammettere che siete un popolo meraviglioso!
Nel video che segue, alcuni groove di Glen Sobel, la cui trascrizione è pubblicata sul numero 2 di Drumset Mag.

Every Day Looper

Written by Carlo Marzo. Posted in Paper2Media, Tutorial

Per il secondo appuntamento della rubrica di ‘tecnologia pratica’ Sounds Good to Me sul numero di maggio di Drumset Mag parliamo di Every Day Looper,  applicazione dotata di un’interfaccia grafica molto intuitiva che permette di registrare dei loop in real time su ben sei tracce separate.
Autore di questa app è Marco Flores, francese residente a New York. L’utilizzo è semplice e immediato e i risultati – più che soddisfacenti con l’utilizzo del microfono integrato nell’iPad – sono a dir poco incredibili se si interfaccia il tablet con un mixer e con microfoni professionali. Per un risultato ottimale è preferibile utilizzare delle cuffie in cui ascoltare il click, poiché senza lo stesso rientra in ogni singolo loop.
Nel video che segue vi propongo alcuni loop che ho creato utilizzando il solo microfono dell’iPad. Buon divertimento e alla prossima!
Keep in touch!

Latin Drumming: tempi dispari

Written by Emanuele Smimmo. Posted in Paper2Media, Tutorial

Come spiegato nella rubrica didattica pubblicata sul numero di maggio 2012 di Drumset Mag, ci avviciniamo ai tempi dispari nel latin drumming partendo da una ritmica brasiliana ascoltata in “13 de Maio”, dal cd di Caetano Veloso Noites Do Norte Ao Vivo. Il ritmo principale è dato da una pulsazione in 5/8, una variante molto simile a uno dei tanti ritmi della band Olodum di Bahia.
Per comodità di lettura riproponiamo qui le partiture, oltre al video dimostrativo, con i passaggi necessari per suonare correttamente il brano.

 

 

 

 

 

VIDEO:

 

Continua a leggere per esaminare le trascrizioni:

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