Anni ’80 & ’90

Written by Daniele Giovannoni. Posted in Paper2Media, Tutorial

Nella rubrica dedicata ai batteristi del rock pubblicata nella sezione didattica di Drumset Mag n. 3, giugno 2012, mi occupo di due grandi musicisti che hanno caratterizzato gli anni Ottanta e Novanta dello scorso secolo: Stewart Copeland e Dave Grohl. Del primo viene preso in esame e riproposto in video il brano inciso con i Police intitolato “Don’t Stand so Close to Me” tratto da Zenyatta Mondatta del 1980: oltre a essere il singolo che ha lanciato il disco, è la sintesi di quel reggae-rock che ha contaraddistinto i Police e il drumming di Stewart Copeland. Di Dave Grohl ho invece analizzato “In Bloom”, inciso con i Nirvana nel cd  Nevermind del 1992. Grohl, come più volte ha dichiarato, aveva come modello John Bonham, e dal batterista degli Zeppelin ha ereditato l’essenzialità, la potenza sonora e la capacità di suonare le cose giuste al momento giusto.

Tuning

Written by Alessandro Bagagli. Posted in Paper2Media, Tutorial

Nella rubrica didattica Sound & Technology del numero di maggio di Drumset Mag si parla di pelli, delle loro caratteristiche, del materiale impiegato nella loro costruzione, della loro origine (in principio si trattava di membrane naturali, ossia ricavate da vere e proprie pelli animali) e della loro evoluzione, delle tipologie più facilmente reperibili sul mercato. A prescindere dal tipo di pelle utilizzato, nel video collegato a questo articolo vediamo alcuni principi basilari della complessa arte dell’accordatura.

Si ringrazia il negozio Cherubini di Roma per aver fornito le pelli utilizzate nel video.

Davide Billia

Written by Elena Secci. Posted in Paper2Media, Tutorial

Autodidatta, giovane e assai promettente, Davide “Brutal Dave” Billia è il nuovo batterista della storica band Antropofagus, tornati alla ribalta con Architecture of Lust, un nuovo album distribuito dall’etichetta americana Comatose Music.

A 15 anni nella sua prima band, gli Halphas, Billia nel 2006 entra nei Putridity, con cui pubblica Mental Prolapse Induces Necrophilism, e nel 2008 anche nei Septycal Gorge, altra band piemontese affermata in campo estremo con già un album alle spalle.

Con loro registra Erase the Insignificant e Degenerating Anthropophagical Euphoria. Chiamato dagli Antropofagus per completare le registrazione di un nuovo disco (a 10 anni di distanza dall’ultimo), “Brutal Dave” è stato definito dal suo leader “una garanzia in termini di potenza e velocità”.

Caratteristiche riscontrabili dal video collegato a questo articolo, in cui il drumming del musicista piemontese, alle prese con un brano degli Antropofagus, è ripreso da una videocamara dedicata.

Ruy Adrian Lopez-Nussa

Written by Gian Franco Grilli. Posted in Paper2Media, Tutorial

Venticinquenne, cubano, Ruy Adrian è un tipo tranquillo, che conversa con la calma di un veterano, ma in pedana si scatena elegantemente mostrando fermezza, tecnica prodigiosa e un’esplosività ritmica inusitate.  In sintesi, il suo drumming è un concentrato di accenti jazz, fusion, rock che fa risaltare il ritmo afrocubano d’una luce nuova, moderna. La scorsa estate si è esibito in vari festival jazz europei con l’Harold Lopez-Nussa Trio – combo guidato da suo fratello maggiore, pianista, e completato dal contrabbassista Felipe Cabrera – per il lancio dell’ultimo album El Pais de las Maravillas (World Village), in cui è ospite il sax portoricano David Sánchez.
Della sua formazione musicale, degli studi fatti a Cuba, della musica che si ascoltava in casa sua (il padre, Ruy Lopez Nussa, è uno dei musicisti che ha contribuito a creare maggiori opportunità alla batteria nell’ambito delle orchestre cubane, ed è autore di Ritmos de Cuba, prezioso manuale con cd) il giovane talento cubano ci parla nell’intervista pubblicata sul numero 3 di Drumset Mag, in edicola a giugno. Nel video collegato a questo articolo possiamo apprezzare un intero concerto dell’Harold Lopez Nussa Trio, registrato al Monte Carlo Jazz Festival 2010. Ruy Adrian è in particolare evidenza sulla seconda traccia, “Guajira” (in particolare da 5′ e 30″), e soprattutto nella terza, “La Jungla” (da 19′.00″).

Pier Foschi

Written by Luciano Beccia. Posted in Paper2Media, Tutorial

Considerato uno dei migliori batteristi Italiani, per 20 anni è stato il motore ritmico di Jovanotti, suonando al fianco anche di molti altri artisti quali Whitney Houston, Adriano Celentano, Terence Trent D’Arby, Laura Pausini, Nek, Piero Pelù, Ligabue, Cesare Cremonini…

Nell’intervista pubblicata sul numero di giugno di Drumset Mag l’estroso batterista parla soprattutto del suo primo album da leader, per batteria, voce (la sua) e pochi strumenti, che si alternano uno alla volta sulle varie tracce (tromba, o sax o pianoforte). Ne è scaturito un album originale e allo stesso tempo funzionale, con un bel suono di batteria, ottenuto con  un microfono alla cassa e due panoramici in una stanza grande e sonora. Il video collegato a questo breve articolo è stato registrato al Teatro degli Animosi di Marradi (FI), con Maurizio Piancastelli (trumpet & noise), Alessandro Cristofori (Rhodes & MS20, Telonio Mpc 5000 & FX.

I groove di Steve Jordan

Written by BOB Baruffaldi. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

In questo video vengono mostrate le esecuzioni a velocità rallentata e reale di tre groove tra i più rappresentativi dello stile di Steve Jordan. Per una migliore comprensione e per lo studio nota per nota, sono state inserite le trascrizioni di ogni singolo groove. I brani scelti sono tutti tratti dal repertorio di John Mayer.

Waiting On The World To Change

In questo brano, tratto da Continuum di John Mayer (2006), Jordan esegue un groove tipicamente R&B, che deriva da quello suonato da Billy Griffin nel brano We’re A Winner degli Impressions di Curtis Mayfield (1967). La particolarità del brano sta nel fatto che la prima parte viene suonata marcando gli ottavi sul ride senza interpretazione, mentre la seconda parte viene suonata in terzine. Nella seconda misura del groove il back beat viene spostato sul levare del quarto movimento, creando così un effetto di sospensione davvero notevole.

Wait Until Tomorrow

In questo brano tratto dal repertorio del trio di John Mayer, e più precisamente dal CD live Try! (2005), Steve affronta con grande grinta un groove abbastanza stretto e difficile da suonare con la giusta precisione proprio perché cassa e rullante si rispondono senza tregua in un’atmosfera super funk. Il suono del rullante, molto tirato, definisce il suono di questo groove.

I Got A Woman

Sempre tratto da Try!, questo brano è stato scritto da Ray Charles e Renald Richard, ed è stato pubblicato come singolo nel 1954. Il groove pesca a piene mani nella tradizione R&B/Soul e viene suonato interpretando tutte le note trascritte in un modo che viene definito “swung”, una via di mezzo tra l’interpretazione tradizionale in terzine e le note suonate “dritte”, senza alcuna interpretazione. Questo modo di suonare deriva direttamente dal genere New Orleans/2nd Line. Lo hi-hat è suonato con una leggera apertura, mentre il backbeat sul secondo movimento è seguito da un altro accento sul relativo levare. Irresistibile.

Video:

Delay Groove

Written by Antonio Di Lorenzo. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

A soli 27 anni aveva già un curriculum di rilievo, diventato importantissimo quando ha ricevuto la chiamata per occupare lo sgabello del gruppo di musica leggera più longevo e famoso d’Italia, i Pooh. Un ruolo delicato, anche perché dopo l’abbandono dello storico Stefano D’Orazio Phil si è trovato a sostituire un grandissimo batterista quale Steve Ferrone. Ma il giovane musicista originario dell’Alta Badia non solo ha dimostrato di avere le carte in regola per quel lavoro, ma anche di avere tanto altro da dire in altri e per certi versi più impegnativi contesti musicali.
Sul numero di maggio di Drumset Mag Phil Mer ha trascritto le prime battute di un suo solo (“Delay Groove”) in cui emula l’effetto del delay riproducendolo ‘artigianalmente’ sul rullante. Di “Delay Groove” trovate il file audio con l’esecuzione della parte trascritta sulla rivista, mentre nel video collegato a questo articolo Phil Mer improvvisa su una base di basso e batteria da lui stesso suonati, mettendo in pratica alcune delle idee esposte nella sua intervista a Drumset Mag. Il brano si intitola “Naso”. Buon divertimento.

Video:

Il file audio in versione mp3:

I Groove di Glen Sobel

Written by Edoardo Sala. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial


Nonostante la relativa poca fama di cui gode in Italia, il batterista nativo di Los Angeles ha un curriculum vastissimo, dal quale emergono le collaborazioni con Alice Cooper, Paul Gilbert, Jennifer Batten e tanti altri…
Di tutto questo e della sua mentalità aperta Sobel parla nell’intervista pubblicata sul numero di maggio 2012 di Drumset Mag. In questo breve articolo per il nostro sito gli abbiamo invece chiesto qualcosa a proposito della sua collaborazione con un famosissimo musicista italiano.
Com’è nata la collaborazione con Vasco Rossi? E che esperienza è stata?
Suonare con Vasco è stata una bellissima avventura – la mia prima volta in Italia – nonché il tipico esempio di situazione dovuta a un buon rapporto lavorativo e personale con i colleghi di lavoro. Ricordo di essere stato chiamato la sera di mercoledì 8 settembre dal produttore Saverio Principini, con il quale avevo lavorato anni prima a LA: Matt Laug aveva dei problemi fisici e se avessi accettato l’ingaggio, il sabato successivo avrei dovuto suonare davanti a 40.000 persone! Conoscevo Vasco solo di nome, a LA è famoso per aver portato in Italia batteristi di rilievo come Aronoff, Castronovo, Colaiuta; era quindi un’occasione che non potevo perdere, anche solo per rispetto nei confronti di chi mi considerava all’altezza della situazione.
Dove hai fatto la prima data con Vasco?
In uno stadio in Sardegna, un posto meraviglioso e pieno di gente; abbiamo avuto solo tre giorni effettivi di prove prima dello show, perché tutta la produzione andava poi portata sul palco vero e proprio. Ricordo le persone accanto a me giustamente molto tese il giorno del concerto, ma dopo le prime due canzoni suonate senza problemi tutto è filato via liscio. Avevo le mie trascrizioni di fianco nel caso di vuoti di memoria, ma ero conscio di aver fatto bene i compiti a casa ed ero sicuro di quelli che stavo facendo. Entrare in una band a tour iniziato è sempre più difficile, gli altri membri del gruppo si erano abituati ai fill e ai groove di Matt Laug, dovevo cercare di suonare come lui, non potevo imporre il mio stile.
Come hai fatto a studiare in soli tre giorni lo stile di Matt?
Mi hanno mandato le registrazioni degli show precedenti e ho trascritto i passaggi fondamentali; tutto lo staff di Vasco si è dimostrato disponibile e gentile con me, in più la presenza di un amico come Stef Burns ha agevolato molto le cose. Molti amici stasera verranno infatti a vedermi con Alice Cooper: devo ammettere che siete un popolo meraviglioso!
Nel video che segue, alcuni groove di Glen Sobel, la cui trascrizione è pubblicata sul numero 2 di Drumset Mag.

Every Day Looper

Written by Carlo Marzo. Posted in Paper2Media, Tutorial

Per il secondo appuntamento della rubrica di ‘tecnologia pratica’ Sounds Good to Me sul numero di maggio di Drumset Mag parliamo di Every Day Looper,  applicazione dotata di un’interfaccia grafica molto intuitiva che permette di registrare dei loop in real time su ben sei tracce separate.
Autore di questa app è Marco Flores, francese residente a New York. L’utilizzo è semplice e immediato e i risultati – più che soddisfacenti con l’utilizzo del microfono integrato nell’iPad – sono a dir poco incredibili se si interfaccia il tablet con un mixer e con microfoni professionali. Per un risultato ottimale è preferibile utilizzare delle cuffie in cui ascoltare il click, poiché senza lo stesso rientra in ogni singolo loop.
Nel video che segue vi propongo alcuni loop che ho creato utilizzando il solo microfono dell’iPad. Buon divertimento e alla prossima!
Keep in touch!

Latin Drumming: tempi dispari

Written by Emanuele Smimmo. Posted in Paper2Media, Tutorial

Come spiegato nella rubrica didattica pubblicata sul numero di maggio 2012 di Drumset Mag, ci avviciniamo ai tempi dispari nel latin drumming partendo da una ritmica brasiliana ascoltata in “13 de Maio”, dal cd di Caetano Veloso Noites Do Norte Ao Vivo. Il ritmo principale è dato da una pulsazione in 5/8, una variante molto simile a uno dei tanti ritmi della band Olodum di Bahia.
Per comodità di lettura riproponiamo qui le partiture, oltre al video dimostrativo, con i passaggi necessari per suonare correttamente il brano.

 

 

 

 

 

VIDEO:

 

Continua a leggere per esaminare le trascrizioni:

Rock Drumming: anni ’60 e ’70

Written by Daniele Giovannoni. Posted in Paper2Media, Tutorial

Nella rubrica didattica dedicata al rock drumming pubblicata sul numero di maggio 2012 di Drumset Mag vengono proposte le trascrizioni di due brani  esemplificativi del batterismo degli anni Sessanta e Settanta. Per i primi il batterista analizzato non poteva che essere Ringo Starr, con la trascrizione della sua performance sulla beatlesiana “Here Comes the Sun”. Anche per i Seventies  la scelta era quasi obbligata: “Kashmir” dei Led Zeppelin, eseguita dall’immortale John Bonham. Nel video allegato, una guida alla corretta esecuzione di questo grooves.

Video:

Sound & Technology

Written by Alessandro Bagagli. Posted in Paper2Media, Tutorial

Le caratteristiche del lavoro del batterista moderno sono oggi talmente varie che è di fondamentale importanza per un bravo professionista conoscere il proprio strumento in modo da venire incontro a tutte le esigenze che dovrà soddisfare. La batteria ha subito un‘evoluzione incredibile in circa 100 anni di vita sia nella sua struttura che nei materiali costruttivi, ma da sempre il parametro immediato per la ricerca di un bel suono è l’accordatura (o tuning) delle pelli. È quindi fondamentale capire in cosa consiste l’accordatura di una membrana, facendone proprie le regole attraverso l’esperienza e la sperimentazione. L’argomento è sviscerato nel numero 2 di Drumset Mag e inizia a essere affrontato nel video collegato a questo articolo, in cui si spiega come e quando sostituire una pelle usurata.

Video:

Reggae Music: Nyabinghi

Written by Marcello Piccinini. Posted in Paper2Media, Tutorial

Il reggae così come lo conosciamo è l’evoluzione moderna della tradizione musicale della Giamaica dai primi del ‘900 a oggi. Nell’articolo didattico che trovate sul numero di maggio 2012 di Drumset Mag analizziamo una delle prime radici musicali presenti nell’isola, la musica nyabinghi e il suo ritmo, che insieme a Calypso, Soca e Mento, sono considerati gli Early Jamaican Rythms.
Durante le Gronuations, cerimonie sacre in cui veniva invocato l’aiuto di Jah (Dio) contro l’oppressore attraverso canti, danze e l’uso di marijuana, venivano suonati tre tamburi simbolo dello spirito di Jah e dell’africanità dei fedeli rastafari: il thunder drum (bass drum), tamburo più grande dal suono più basso percosso da un battente; il fundeh drum, medio per grandezza e intonazione; e il repeater drum, più piccolo nella dimensione ma dall’intonazione più alta, entrambi suonati con le mani. Questi tamburi potevano essere suonati solo dagli uomini mentre alle donne era lasciato il compito di accompagnamento con lo shakere.
Il ritmo nyabinghi è chiamato anche heartbeat perchè spesso è suonato alla velocità del cuore a riposo (60 bpm) ed è costruito su una misura di quattro quarti sulla tipica forma musicale africana a ‘chiamata e risposta’. Sulla rivista trovate le trascrizioni delle parti dei tre tamburi e un’orchestrazione del ritmo su tutto il drum-set per creare melodie e simulare il suono dell’ensamble percussivo dei tre tamburi tipici.

Video:

Djembrush

Written by Francis P. Pellizzari. Posted in Paper2Media, Tutorial

Come indica il nome, Djembrush significa djembè suonato con una mano nuda sulla pelle mentre l’altra impugna una spazzola, con l’obiettivo di ottenere il suono della batteria e delle percussioni da un solo strumento. Il metodo è applicabile preferibilmente su strumenti che montino pelli sintetiche.
A differenza del metodo tradizionale che utilizza tre colpi (medio, grave e slap), Djembrush ne utilizza ben 14 (vedi sul numero di maggio 2012 di Drumset Mag la Legenda colpi) più due effetti. 11 colpi sono ottenuti con la mano destra che suona sulla pelle e tre con la spazzola impugnata dalla mano sinistra.
Va deciso inizialmente con quale mano suonare la spazzola, che servirà per lo più per suonare ciò che nella batteria viene eseguito dall’hi hat e dal rullante, ovvero degli ostinato e dei pattern che solitamente vengono suonati dagli shaker. L’altra mano eseguirà invece tutti i colpi che suona una cassa più i pattern di congas e/o bongos utilizzando le dita e il palmo della mano libera. Nel video che accompagna questo articolo è possibile vedere come interagiscono le due mani per creare differenti grooves, oltre alle diverse tecniche applicabili.

Christian Meyer: a Lezione da Enrico Lucchini (Drumset Mag n.1 Aprile 2012)

Written by Marco Volpe. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

Molti batteristi della zona di Milano della generazione che oggi ha fra i quaranta e i sessant’anni hanno un comune denominatore: hanno studiato con lo scomparso batterista Enrico Lucchini, uno dei primissimi in Italia ad aver in parte rinunciato a una carriera concertistica di successo per dedicarsi principalmente alla didattica.

Negli esclusivi video collegati a questo breve articolo potrete osservare Christian Meyer eseguire da par suo alcuni degli esercizi che era solito studiare da ragazzo, quando andava a lezione con il maestro Enrico Lucchini (tutti gli esercizi proposti sono trascritti nel primo numero di Drumset Mag).

Davanti alla telecamera Christian non si è risparmiato e ha voluto parlare anche degli insegnamenti ricevuti dal grande didatta piemontese a proposito del movimento da usare per suonare il piatto swing.

In questo secondo video il batterista di origini svizzere non manca invece di consigliare ai giovani appassionati di oggi una tecnica purtroppo attualmente un po’ trascurata quale quella del press roll.

Tutorial, Christian Meyer: libri e dischi consigliati

Written by Marco Volpe. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

Nella bella casa di Christian Meyer, una cascina ristrutturata immersa nel verde alle porte di Milano, tra uno spaghetto, svariati cd (e altrettanti vinili!) e un pad abbiamo iniziato a parlare di Lucchini e dei suoi insegnamenti. Da grandi appassionati quali entrambi siamo, il discorso poi è andato a toccare numerosi altri argomenti riguardanti la musica e la batteria, culminati con una serie di consigli di lettura e di ascolto.
Eccovi, in due video, qualche scorcio di quella bella serata. Buona visione

I dischi

“Pagano”: analisi stilistica di Lorenzo Petruzziello

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

In questo articolo, e nel video collegato, Lorenzo Petruzziello analizza il brano “Pagano”, tratto dal cd Cicciput di Elio e le storie tese (2003), un pezzo dalla divisione metrica tutt’altro che semplice. La trascrizione di “Pagano”, come anche di “Parco Sempione“, commentate dallo stesso Christian Meyer, le trovate sul n. 1 di Drumset Mag, in edicola ad aprile.
Elementi distintivi sia dei brani più ‘semplici’ che di quelli più ‘elaborati’ suonati da Christian Meyer sono la rilassatezza, il groove, la finezza e soprattutto la padronanza del timing tipici del suo personalissimo stile musicale. Non fa eccezione “Pagano”, brano da cui sono sempre stato affascinato per come viene affrontata la divisione metrica: è un 5/4 + 5/4 + 3/4 o, come qualcun altro preferisce definirlo, un 13/4, a una velocità che si aggira intorno ai 235 bpm.
Consiglio a tutti di studiare attentamente questo brano per rendersi presto conto di quanto spesso e velocemente cambino le parti al suo interno. Inoltre è un ottimo esercizio per chi voglia imparare ad affrontare tempi dispari complessi, e a sincoparli al massimo.
La trascrizione che trovate sulla rivista riguarda la parte iniziale del brano; dopo una intro di ottoni (che ci ricordano i vecchi film sull’impero romano), c’è un fill di due battute in 5/4. Segue un groove che accompagnerà quasi tutto il brano. La cosa che balza alle orecchie e agli occhi è che lo hi-hat non esegue una figurazione regolare, ma sincopata, che gioca con cassa e rullante.

 

Lo stesso dicasi al minuto 0,33 del brano, dove Christian suona la campana del piatto (ride bell). Da notare le ultime tre battute trascritte, in cui Meyer sposta il rullante sul battere della seconda battuta, dopo aver marcato i due colpi in levare di cassa con all’unisono ride e hi-hat con il piede, per poi accentare gli obbligati della penultima battuta sul levare del terzo e del quinto movimento.
In conclusione, molti batteristi potrebbero suonare un simile tempo articolato, soprattutto musicisti provenienti dal progressive, ma Christian Meyer anche questa volta è riuscito a dare qualcosa in più, quella classe e quella raffinatezza che dipendono probabilmente dalla sua esperienza e dal suo gusto per il jazz.

Le basi del Tambourine

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Paper2Media, Tutorial

Pete Lockett uno dei più apprezzati e premiati percussionisti al mondo, ha voluto offrirci, per il numero inaugurale di Drumset Mag, una lezione sull’uso di uno strumento piccolo, ma oltremodo utile quale il tambourine e molto più complesso di quanto si possa credere.
A prescindere dalla forma (da quella a ‘D’ o a mezza luna a quella circolare, da quella a forma di stella o di bacchetta), il tambourine ha una struttura semplice, costituita da un telaio che ha numerose serie di piattini di metallo inseriti al suo interno.
Nel video collegato a questo articolo il nostro Antonio Gentile mostra le due tecniche di scuotimento illustrate sulla rivista dal buon Pete Lockett, quella detta ‘da un lato all’altro‘ e quella chiamata ‘metodo maniglia‘, e come ottenere gli accenti. Buona visione e buono studio!

 

Solo # 19 da Alfred’s Drum Method Book 1

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Paper2Media, Tutorial

 Per la didattica del primo numero di Drumset Mag la Alfred Music Publishing ci ha concesso di pubblicare il Solo per rullante numero 19 tratto da uno dei suoi best seller, l’Alfred’s Drum Method Book 1, un titolo che festeggia nel 2012 i suoi primi 25 anni e che continua a essere tra i metodi più venduti al mondo.

Del solo, pubblicato sulla rivista, trovate nel video collegato a questo articolo l’esecuzione a opera degli autori, Sandy Feldstein e Dave Black. Si tratta di un solo basato sulle acciaccature, o flam, per eseguire il quale  vi consigliamo di studiare la una pagina di studi preparatori dedicata ai Flam Rudimets che riportiamo di seguito.

Partitura

Tutorial: Solo #19 (da: Alfred’s Drum Method – Book I)

I groove di Jörg Michael (suonati da Edoardo Sala)

Written by Redazione Drumset Mag. Posted in Musicians, Paper2Media, Tutorial

Ha deciso di lasciare un posto ‘sicuro’ come quello dei finlandesi Stratovarius per rimettersi in gioco. Ora ha una nuova band di puro Rock ‘n Roll chiamata Devil’s Train, il batterista tedesco dal sorriso perennemente stampato in viso, nel cui curriculum figurano anche Rage, Running Wild, Grave Digger, Axel Rudi Pell, Mekong Delta, Tom Angelripper, Saxon.
Tra i primi batteristi power metal a fare un gran lavoro con la doppia cassa, appena lasciata la band finlandese Jörg è stato subito chiamato per alcuni lavori in studio da Stef, boss dei teutonici Van Canto, oltre a registrare nel disco dei Devil’s Train e a mettere insieme un progetto solo per batteria con l’ex Sodom Bobby Schottkowsky e altri percussionisti.
Il suo drumming può essere considerato in alcuni album, in particolare su quello dei Running Wild The Rivalry come una versione più cattiva di Phil Rudd degli AcDc. Un paragone ben accettato dal nostro, che da giovane aveva come riferimento John Bonham, Keith Moon, Ian Paice, oltre a Nigel Glockner dei Saxon.
Nel video collegato a questo articolo Edoardo Sala ci mostra alcuni tra i groove più famosi incisi da Jörg Michael nella sua lunga e fortunata carriera e ci spiega come eseguirli. Le trascrizioni relative le trovate sul n. 1 di Drumset Mag, in edicola ad aprile.

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